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Cinema
24 Novembre 2025 - 17:14
Giulio Base e Terry Gilliam
Terry Gilliam, una delle dodici Stelle della Mole premiate quest’anno al Torino Film Festival: il regista statunitense, diventato celebre insieme al gruppo comico inglese dei Monty Python e poi trasformatosi in uno dei registi più geniali e imprevedibili di sempre, grazie a film come “Brazil”, “L’esercito delle 12 scimmie” e “Paura e delirio a Las Vegas”, il film che lui stesso ha scelto come proiezione di accompagnamento alla sua premiazione, lunedì 24 alle 19 al cinema Romano. Sorriso sornione, giaccone di pelle e camicia sgargiante, entra negli spazi del Museo della Radio e della Tv di via Verdi, dove si svolge il suo incontro con i giornalisti, e come prima cosa si mette a giocare e curiosare tra i vari oggetti in esposizione: «Questo museo è bellissimo!», sentenzia divertito.
Gilliam non ha filtri, risponde con ironia ad ogni domanda e rilancia con sincerità: «Ho accettato con piacere questo premio perché l’anno scorso lo ha avuto Scorsese: cerco di tenere il suo passo, non so chi di noi morirà prima ma intanto cerco di seguirlo».
Sulla scelta del film omaggio, non ha dubbi: «È uno di quelli che non mi vergogno di avere fatto, e non è poco. Uno dei più gradevoli per la lavorazione, Johnny Depp e Benicio Del Toro sono stati fantastici. In quel film i personaggi si drogano moltissimo, ma la cocaina era finta ovviamente, era latte in polvere: scherzando dicevo a Johnny che a fine lavorazione avrebbe potuto allattare dal seno per quanto ne aveva sniffato».
L’incontro stampa diventa uno show: «Devo ringraziare il governo Meloni: da tempo vivo in Italia e avrei voluto girare qui il mio prossimo film, ma quello che stanno facendo alle leggi sul cinema mi costringerà ad andare altrove, mi spiace molto. Tra l’altro, se le cose andassero come spero, potrebbe essere il ritorno di Depp in un mio film, nel ruolo di Satana».
Gilliam risponde sulla politica («Cosa penso di Trump? È un mostro!») e sulla cultura della cancellazione in atto in questi anni: «Bisogna sempre stare attenti ad ogni parola che si dice, personalmente ho rischiato due volte di essere bandito, specie in Inghilterra, per qualche battuta che non è stata capita ed è stata presa per offensiva. Ma si chiama “ironia” (lo ha detto in italiano, ndr)!».
Per la prima volta a Torino («Uscito dall’albergo a piedi, in cinque minuti mi sono perso: per fortuna avevo in tasca le chiavi della stanza, in cui c’è scritto il nome dell’hotel»), Gilliam ha dispensato anche una breve lezione di cinema ad alcuni studenti del Dams che gli chiedevano consigli: «Buona fortuna».
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