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LA FINE GLORIOSA NELLA FOLLE GUERRA DI HITLER ALL’UNIONE SOVIETICA
19 Agosto 2023 - 21:37
L’ultimo grido “Avanti Savoia!” nella steppa russa meridionale
Il 24 agosto 1942, nel cuore della steppa russa, la cavalleria italiana lanciò l’ultima, incredibile carica al grido di “Avanti, Savoia!”. Erano gli ultimi, fulgidi e drammatici bagliori di un’epoca perduta: quella della cavalleria. La fine, sì; ma una fine gloriosa, anche se inserita nel terribile contesto della folle guerra lanciata da Hitler all’Unione Sovietica. L'obiettivo era quello di conquistare il Caucaso per garantire l'approvvigionamento di risorse vitali come il petrolio.
La battaglia si svolse nella Russia meridionale, ed ebbe luogo in condizioni climatiche estreme durante il rigido inverno russo. Nel novembre del 1942, le forze tedesche iniziarono la loro avanzata verso sud-est, spingendosi verso il Caucaso. All’Armir, (Armata Italiana in Russia) venne affidato il compito di difendere l'ala sinistra dello schieramento dell'Asse, tra l’altro il compito più difficile ed insidioso. Lungo il percorso, si scontrarono con le difese dell'Armata Rossa sovietica. Izbushenskii, un piccolo villaggio situato strategicamente, divenne il centro di una battaglia accanita.
Il 22 agosto i lancieri di Novara sbaragliarono un manipolo di russi per consentire una manovra di spostamento delle truppe italiane. Tuttavia, fu il 24 agosto che il Savoia cavalleria lanciò la sua ultima e più memorabile carica: erano tre battaglioni russi che si erano infiltrati nei pressi del caposaldo di Izbušenskij, presso un’ansa del Don. Sciabole alla mano, il 2° e 3° squadrone si avventarono contro i russi, costringendoli ad abbandonare il terreno. Per l’ultima volta risuonò il grido di Pastrengo, di Goito, di Novara: “Avanti, Savoia!”.
«Queste cose noi non le sappiamo più fare», pare abbiano commentato i generali tedeschi. E avevano ragione: era l’ultimo sussulto della guerra dell’Ottocento; quella guerra aristocratica, combattuta sul più nobile degli animali; guerra spettacolare, teatrale e drammatica come un coro dell’opera wagneriana, e tuttavia terribile come solo le guerre sanno essere. 300 morti, 200 feriti e 500 prigionieri da parte russa. Tra gli italiani, 150 cavalli morti e una trentina di caduti. Il reggimento Savoia Cavalleria venne insignito della medaglia d’oro allo stendardo, due medaglie d’oro vennero concesse alla memoria insieme a due ordini militari di Savoia; e poi 54 medaglie d’argento, 50 di bronzo, 49 croci di guerra e diverse promozioni. Il cinegiornale Luce plaudì alla carica con cronache dettagliate. Per il fascismo, si trattò di un capolavoro di tattica e di pertinacia; eppure, era l’ultimo singhiozzo di un’epoca che era già tramontata; ciò nonostante, era bello pensare che la cavalleria italiana aveva vissuto il suo epilogo glorioso proprio nelle steppe dei temibili cosacchi.
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