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TEATRO GOBETTI

Clotilde e la fine del Regno delle due Sicilie

Con “Ferdinando” un viaggio nella storia vista da una un’angolatura esclusiva

Clotilde e la fine del Regno delle due Sicilie

Alla riscoperta di Annibale Ruccello

Il periodo storico in cui Annibale Ruccello ha ambientato la vicenda di donna Clotilde, nello spettacolo da lui scritto per Isa Danieli, è la caduta del Regno delle Due Sicilie. «Ma non mi interessava minimamente realizzare un dramma storico» sottolineava l’autore. Il suo intento era piuttosto quello di evidenziare «i rapporti affettivi intercorrenti fra quattro persone in isolamento coatto. Gli odi, i desideri, le bramosie sessuali, le vendette, le sopraffazioni, le tenerezze, gli abbandoni».

Ed è ciò che fa Arturo Cirillo mettendo in scena “Ferdinando”, il capolavoro dello scomparso commediografo napoletano, che debutta martedì 21 novembre al Teatro Gobetti di Torino (in replica fino a domenica 26 novembre) e di cui Cirillo è interprete insieme con Sabrina Scuccimarra,Anna Rita Vitolo, Riccardo Ciccarelli.


Donna Clotilde è una contessa borbonica che, non sopportando l’ascesa di una nuova classe borghese, si isola nella sua villa vesuviana, assistita dalla cugina/carceriera povera Gesualda, amante del prete del paese Don Catello. Sarà l’arrivo del giovane nipote di donna Clotilde, Ferdinando, a rompere gli equilibri. «Il desiderio per un inafferrabile adolescente, nato da un inconsolabile bisogno d’amore, matura nella mente di tre personaggi disperati, prigionieri della propria solitudine, esacerbati dall’abitudine – spiega Cirillo -.

Allora tutto l’aspetto storico mi è apparso una finzione, un teatro della crudeltà mascherato da dramma borghese, in cui anche la lingua, il fantomatico napoletano in cui si sostanzia Donna Clotilde, è esso stesso lingua di scena, lingua di rappresentazione, non meno del tanto “schifato” italiano».

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