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Le lettere a TorinoCronaca del 16 dicembre

Tv diseducativa - I siciliani a Torino - Gipo e i nostri valori - Vita in campagna

Le lettere a TorinoCronaca del 16 dicembre

Tv diseducativa e ipocrisia su Vannacci

Egregio dottor Fossati, per motivi di salute devo rimanere in casa. Guardo poco la televisione (ma pago il canone) e ho voluto avere una visione più allargata sui programmi. Ho notato che alcuni di essi sono ripetitivi, ma molti sono decisamente diseducativi. Inutile dire che documentari, telegiornali, ecc, per quanto è possibile non sono inclusi. Quello che mi ha meravigliata è vedere uomini in tutù che pensano di essere ballerine, donne che emulano gli uomini e viceversa, film che non rispettano l'idea del Natale. Che cos' è tutto questo? Accettarlo vuol dire essere moderne? Io accetto tutto e tutti nella loro diversità, ma quello che non capisco è perché allora tutte queste manifestazioni per un libro e una persona che ha avuto il coraggio di scriverlo. Tutta questa ipocrisia non ha senso: giustifichiamo noi stessi ma continuiamo a criticare gli altri. Buon Natale a tutti.
Maria Milvia

Società
I siciliani a Torino
Caro Fossati, nel corso della sua storia Torino è stata la città che ha accolto il maggior numero di immigrati meridionali. Grazie al suo sviluppo industriale e alla presenza della Fiat, la città subalpina ha dato «pane e lavoro» a numerose persone provenienti dal Sud. Una migrazione interna che ha visto la massiccia presenza di immigrati siciliani, ricordati nel Corso Sicilia. La presenza di siciliani risale al 1639, quando furono arruolati dal principe Tommaso per frenare le mire espansionistiche della regina francese. Sembra che la carnagione scura e i volti anneriti dal sole abbiano spinto i torinesi a chiamarli con affetto «spaciafornèj» (spazzacamini). Lo ricorda una ballata poco nota: «Prinsi Tomà, ven da Versèj, con na brigà ’d spaciafornèj. Tata-ta-tà! Son ij soldà dël prinsi Tomà». Nel 1713 l’assegnazione del trono di Sicilia a Vittorio Amedeo II permise l’arrivo di molti siciliani in Piemonte, fra i quali Filippo Juvarra come «primo architetto civile» del regno. Suo fu il progetto di edificazione della basilica dedicata alla Vergine sul colle di Superga, voluta da Vittorio Amedeo come mausoleo sabaudo. Durante il suo regno siciliano fu anche costruita la città di Rosolini, squadrata come Torino con una rete di vie perpendicolari all’asse principale. Episodi e storie che meritano di essere meglio conosciuti.
Nunzio Dell’Erba

Inno
Gipo Farassino e i nostri valori
Su diversi quotidiani è stata riportata la notizia che la Regione Piemonte ha intenzione di istituire l’inno della nostra regione. Qualche anno fa, terza domenica di luglio, mi recai alla festa del Piemonte in occasione del ricordo della battaglia dell’Assietta (19 luglio 1747), dove noi piemontesi infliggemmo una dura sconfitta ai francesi e dove, grazie al Conte di San Sebastiano, comandante delle truppe sul fronte, ci guadagnammo i titoli di “bogia nen” e “bastian contrari”. Io chiesi al complesso che suonava nell’occasione diverse musiche di suonarci la famosa canzone di GIPO FARASSINO “montagne dël nòst Piemont” e così centinaia di persone la cantarono e applaudirono talmente forte che quasi si sentirono a fondo valle. Il territorio del Piemonte è composto per almeno il sessanta per cento di montagne e colline e io personalmente ritengo che questa canzone, che racchiude profondamente lo spirito dei nostri antenati, debba essere presa in considerazione dall’Amministrazione Regionale, ricordando tra l’altro che il grande cantautore fu anche Assessore regionale ma, soprattutto, un grande uomo che conosceva bene la nostra storia.
Roberto Ugo Maria Forcherio

Economia
Vita green? Solo per ricchi
Vi ricordate la famosa frase vado a vivere in campagna con il medico di campagna. Oggi non è più così. Vivere fuori città oltre che essere diventato costoso per chi deve usare l’auto o i mezzi pubblici che non sempre garantiscono orari tra andata e ritorno anche solo a pochi km fuori città per recarsi in ospedale. Se poi aggiungiamo che in molti paesi non ci sono negozi per fare la spesa, non c’è il medico di famiglia, non c’è un presidio sanitario, non ci sono scuole. Insomma, per farla breve mancano i servizi essenziali dove la gente è costretta (chi può) a tornarsene in città per evitare di usare l’auto diventata ormai un lusso solo per andare a lavorare. E siamo solo all’inizio di questo cambiamento. Fra qualche anno l’auto se la potranno permettere solo i ricchi. Questo è il Green che ci propongono.
Tony

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