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Moda
12 Giugno 2024 - 12:20
Il Tribunale di Milano ha recentemente disposto l’amministrazione giudiziaria della Manufactures Dior Srl, una società del gruppo Dior, a seguito di gravi episodi di sfruttamento lavorativo emersi durante un’inchiesta. La decisione è stata presa in risposta alle accuse di caporalato e sfruttamento dei lavoratori coinvolti nella produzione di borse e articoli di pelletteria.
L’inchiesta, coordinata dai pubblici ministeri Paolo Storari e Luisa Baima Bollone, ha rivelato condizioni di lavoro inaccettabili in quattro opifici situati nelle province di Milano, Monza e Brianza. Durante le ispezioni, sono stati identificati 32 lavoratori irregolari, di cui 7 in nero e 2 clandestini. Le condizioni di lavoro erano caratterizzate da paghe al di sotto della soglia minima, orari di lavoro non conformi e ambienti di lavoro insalubri.
Il Tribunale ha disposto l’amministrazione giudiziaria della società per un anno, affidando la gestione al dottor Giuseppe Farchione, con l’obiettivo di predisporre un modello organizzativo in grado di prevenire e arginare i reati di sfruttamento lavorativo. L'indagine è stata avviata il 21 marzo scorso, a seguito di una serie di ispezioni effettuate presso quattro stabilimenti situati nel milanese e nella Brianza. Manufactures Dior, azienda che per il Gruppo Christian Dior produce articoli da viaggio, borse e altri manufatti in pelle, ha esternalizzato la produzione "in via diretta" alla Pelletteria Elisabetta Yang e alla Davide Albertario Milano srl. Tale produzione, come riportato nel provvedimento, è stata "portata avanti in contesti (...) di sfruttamento dei lavoratori", anche da una terza società, la New Leather Italy srls. Una quarta società sembra aver ricevuto la produzione "solo formalmente" in subappalto, poiché avrebbe rappresentato unicamente un "serbatoio" di manodopera per evitare il pagamento di oneri contributivi, retributivi e fiscali, con l'obiettivo di ridurre i costi.
L'esito di questa operazione comporterebbe un costo di 56 euro per borsa a carico di Dior, a fronte di un prezzo di vendita di 2.600 euro nei negozi. In definitiva, secondo i giudici della sezione misure di prevenzione di Milano, che hanno accolto la richiesta della Procura, la Manufactures Dior "non ha verificato la reale capacità imprenditoriale delle società appaltatrici" e i suoi modelli gestionali "si sono nel concreto rivelati inadeguati". Sono stati indagati per caporalato, abusi edilizi e fatture inesistenti anche cinque titolari dei laboratori. Inoltre, sono state comminate ammende per un totale di 138.000 euro e sanzioni amministrative pari a 68.500 euro. Infine, per le quattro aziende subappaltatrici è stata disposta la sospensione dell'attività.
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