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Scomparso

Pressione sul governo italiano per il rilascio di Alberto Trentini, il cooperante veneziano detenuto in Venezuela da 2 mesi

Il vicepremier Tajani esclude l'ipotesi di dissenso politico nella nazione di Maduro

Pressione sul governo italiano per il rilascio di Alberto Trentini, il cooperante veneziano detenuto in Venezuela da 2 mesi

Non ci sono ancora notizie su Alberto Trentini, il cooperante veneziano che da due mesi si trova incarcerato a Caracas, in Venezuela. Il cooperante, che si trovava nel paese sudamericano dal 17 ottobre, lavorava con Ong Humanity & Inclusion per portare aiuti umanitari a persone affette da disabilità. Adesso la madre Armanda segue l'esempio di Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala (la giornalista che era stata tratta in prigione in Iran e poi liberata e riportata in Italia grazie all'intervento tempestivo del Ministro degli Esteri e Vicepremier Antonio Tajani e la stessa Primo Ministro Giorgia Meloni) e invia anche lei un nuovo appello per liberare il figlio.

Trentini era stato fermato e arrestato dalle autorità venezuelane il 15 novembre 2024 e da quel momento gli aggiornamenti sulla sua condizione di salute avevano smesso di arrivare. Si sa solo che è tenuto in un struttura di detenzione senza le medicine di cui ha bisogno, data una condizione che stava trattando. Il cooperante originario di Venezia, prima di viaggiare in Venezuela, aveva lavorato con le Ong in Ecuador, Perù, Libano, Etiopia, Grecia, Nepal, Paraguay e Bosnia-Erzegovina. Adesso dopo 2 mesi, la famiglia fa ricorso al governo italiano, il quale ha già iniziato a risponl'incaricato d'affaridere: il Vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha contattato l'incaricato d'affari del Venezuela per esprimere il suo dissenso sulla detenzione di Trentini e anche per protestare sull'espulsione di 3 diplomatici da Caracas.

Il Venezuela da più di un decennio è sotto il regime di Nicolás Maduro, che da meno di una settimana aveva prestato giuramento nel suo 3° mandato come presidente del paese latino-americano, un decennio di lotte civili e tensioni che avevano portato alla reprensione dell'opposizione politica e del popolo stesso: a luglio 2024, a seguito della rielezione di Maduro, molti cittadini erano scesi in strada per combattere contro le forze dell'ordine e contestare il voto. La risposta di Maduro era stata forte e soppressiva: a tutti i cittadini era stato cancellato il passaporto, impedendo loro di lasciare il paese o a ritornarci e fino ad oggi la situazione sociale e politica è precaria, sia per i cittadini che ci vivono, sia per i venezuelani che vivono all'estero e chiedono che sia fatta giustizia e Maduro destituito.

Un fattore politico che forse ha inciso nell'arresto di Trentini, data la posizione contraria che il Governo italiano aveva preso rispetto alla presidenza di Maduro, ma di questo non si può essere ancora del tutto certi, anche se lo stesso vicepremier ha escluso quest'ipotesi. Tajani sta lavorando affinché si possa stabilire un dialogo tra Italia e Venezuela, in modo da non compromettere la relazione diplomatica tra i due paesi, nonostante l'Ambasciatore italiano non sia ancora riuscito a vedere Trentini faccia a faccia.

I famigliari di Trentini insieme all'avvocata Alessandra Ballerini affermano come il fatto che Alberto si trovasse in Venezuela come cooperante di una Ong possa costituire un ponte di dialogo tra i due paesi, in modo che un accordo possa essere stabilito, rilasciare Trentini e riportarlo a casa dai famigliari, così com'è stato per Cecilia Sala.

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