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Anniversari del giorno
18 Marzo 2025 - 13:15
Risale a 81 anni fa l'ultima eruzione effettiva del Vesuvio. Un evento che segnò la fine di un periodo eruttivo iniziato nel 1631, rimanendo per questo impresso nella memoria storica della popolazione dell'area vesuviana.
Nel marzo del 1944, l'Italia si trovava ancora nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Il sud del paese era già stato liberato dagli Alleati, e le forze americane erano stanziate nei pressi del Vesuvio. La presenza di militari e di rifugiati nelle vicinanze del vulcano rese l'evento ancora più drammatico.
Alle 16:30 del 18 marzo 1944, il Vesuvio esplose. L'attività del vulcano era iniziata già nei primi giorni di marzo con un aumento dell'attività sismica e delle emissioni di gas. L'eruzione fu caratterizzata da una potente esplosione che lanciò nell'aria enormi quantità di cenere e lapilli. La colonna eruttiva raggiunse diversi chilometri di altezza, oscurando il cielo sopra Napoli e le città circostanti.
Giuseppe Imbò, direttore dell'Osservatorio Vesuviano, scelse di restare nella sua stanza per documentare l'eruzione, raccogliendo dati preziosi per la scienza, nonostante il pericolo. Nel frattempo, le forze alleate filmarono e fotografarono le fontane di lava, la cenere e i lapilli, lasciandoci una straordinaria testimonianza visiva di quegli eventi.
Nei giorni successivi, colate laviche si riversarono lungo le pendici del vulcano, distruggendo i paesi di Massa di Somma e San Sebastiano al Vesuvio. Le ceneri caddero fino a Salerno e Benevento, causando ingenti danni alle abitazioni e alle coltivazioni.
Fase Effusiva (18-22 marzo): Il 18 marzo, una forte esplosione distrusse il cono di scorie e colate laviche iniziarono a scendere a velocità comprese tra 50 e 300 metri all'ora. L'esercito alleato evacuò i paesi più vicini. Il 22 marzo, le colate si arrestarono.
Fase delle Fontane di Lava (21 marzo): Una nuova fase esplosiva iniziò con fontane di lava alte tra 800 e 1.000 metri. Le ceneri si diffusero fino a 400 chilometri di distanza, coprendo l'Agro Nocerino e i paesi vesuviani.
Fase delle Esplosioni Miste (22 marzo): Le fontane di lava furono sostituite dal lancio di bombe e lapilli, mentre una colonna di gas e ceneri si alzò fino a 10 chilometri. Il crollo di tetti sotto il peso della cenere causò 23 vittime.
Fase Sismo-Esplosiva (23-29 marzo): Le esplosioni divennero meno frequenti, lasciando spazio a una forte attività sismica. Il 24 marzo, il Vesuvio si imbiancò a causa della cenere chiara, segno della progressiva cessazione dell'attività. Il 29 marzo, l'eruzione terminò definitivamente.
L'eruzione causò in totale 216 vittime e migliaia di sfollati. I paesi più colpiti furono Terzigno, Pompei, Scafati, Angri, Nocera, Poggiomarino e Cava de' Tirreni. Circa 10.000 persone furono evacuate da San Sebastiano, Massa di Somma e Cercola. Napoli fu risparmiata grazie alla direzione dei venti, che allontanarono la nube di cenere e lapilli.
In quei giorni, molti napoletani si affidarono alla protezione di San Gennaro, rivolgendosi in preghiera all'effige del santo. Dana Craig, un attendente dello squadrone di soccorso americano, scrisse nel suo diario: «Capimmo quello che stava succedendo la mattina del 23 marzo. Fino al giorno prima il Vesuvio aveva soltanto fumato. Ricorderò per sempre il momento in cui il Vesuvio ha eruttato. Non ho mai visto nessuna bomba fare tanto.»
Da quel marzo del 1944, il Vesuvio è entrato in una fase di quiescenza. Tuttavia, gli scienziati monitorano costantemente la sua attività, consapevoli che una futura eruzione è probabilmente inevitabile.
Parallelamente, l'area dei Campi Flegrei, situata a ovest di Napoli, hanno mostrato un incremento dell'attività sismica negli ultimi tempi. Secondo l'Osservatorio Vesuviano dell'INGV, nel mese di gennaio 2025 sono stati registrati 319 terremoti nell'area, con una magnitudo massima di 3.3±0.3.
Dal 2005 è in corso una fase di sollevamento del suolo (bradisismo) nella caldera dei Campi Flegrei. Fino alla fine di gennaio 2025, il sollevamento totale registrato nel Rione Terra di Pozzuoli ha raggiunto circa 138 cm, con un incremento di circa 20 cm dall'inizio del 2024. Inoltre, dal 2023 si sono verificati i sette terremoti più forti degli ultimi 40 anni nell'area, tra cui una scossa di magnitudo 4.2 il 27 settembre 2023 e una di magnitudo 3.9 il 27 aprile 2024.
Nonostante le continue scosse sistemiche degli ultimi giorni, l'Osservatorio Vesuviano ha ribadito ancora una volta che ci si aspetta ulteriori terremoti nella caldera, ma che non vi sono segni di una eruzione imminente.
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