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Il Ddl Ferragni: la nuova legge sulla beneficenza che cambierà il modo di fare marketing

Scopri come il decreto che nasce dalla vicenda del "Pandoro Gate" mira a garantire trasparenza e giustizia nelle donazioni e nelle vendite legate a cause sociali.

Il Ddl Ferragni: la nuova legge sulla beneficenza che cambierà il modo di fare marketing

Chiara Ferragni

Il Ddl Ferragni è finalmente in Commissione, ma c'è chi già lo considera una legge fatta. Il caso che ha acceso il dibattito è noto a tutti: il “Pandoro Gate”, l'incidente mediatico che ha visto protagonista Chiara Ferragni. Questo scandalo ha portato il Governo a reagire con una proposta di legge che promette di ridisegnare le regole del marketing solidale, soprattutto per quanto riguarda la destinazione dei proventi derivanti dalla vendita di prodotti legati a cause benefiche.

Il Ddl 1704, proposto dal Governo e sottoscritto dalla presidente Giorgia Meloni, entra nel cuore del tema della trasparenza nelle vendite di prodotti che destinano una parte dei ricavi a entità benefiche. Ma cosa prevede davvero questa legge?

Il Ddl Ferragni introduce norme più stringenti che obbligano le aziende a specificare in modo chiaro e visibile dove finiscono i soldi derivanti dalla vendita di un prodotto. Ogni prodotto che partecipa a una causa benefica dovrà riportare in etichetta il destinatario del ricavato, la percentuale o l'importo esatto destinato all'associazione e la finalità della donazione. Insomma, non solo il consumatore deve sapere quanto di ciò che sta comprando finirà in beneficenza, ma anche a quale causa verrà destinato il denaro.

Questo meccanismo di trasparenza assoluta si applica anche alle comunicazioni pubblicitarie, dove le informazioni dovranno essere evidenti e facilmente leggibili. Si prevede che le aziende inviino tutte le informazioni all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che avrà il compito di vigilare sul rispetto delle regole.

La legge nasce per evitare che le pratiche di marketing benefico possano essere sfruttate come strumento di marketing ingannevole. Per esempio, non basta più mettere in vendita un prodotto e dichiarare vagamente che parte dei ricavi vanno a una causa: ora ogni azienda dovrà dimostrare, con prove concrete, quanto e a chi viene destinato il denaro.

Le sanzioni per chi non rispetta le normative sono pesanti: multe amministrative e, in caso di reiterazione, la pubblicazione del provvedimento sanzionatorio sul sito web del produttore. La vera novità, però, sta nel fatto che il 50% delle sanzioni pecuniarie sarà destinato a progetti di solidarietà, creando così un ulteriore incentivo per le aziende a rispettare le regole.

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