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Arte

Alice Cattaneo alla GAM di Torino: quando lo spazio chiama il segno, e la scultura risponde

Alla GAM di Torino la nuova mostra di Alice Cattaneo si inserisce nella rassegna “Risonanze”: installazioni che dialogano con lo spazio e con la memoria, in un confronto ideale con l’eredità di Fausto Melotti.

Alice Cattaneo alla GAM di Torino: quando lo spazio chiama il segno, e la scultura risponde

GAM

Alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino – lo spazio non è solo contenitore, ma voce e corpo. Con la mostra “Dove lo spazio chiama il segno” di Alice Cattaneo, si apre un nuovo capitolo della rassegna Risonanze, progetto curatoriale avviato dalla direttrice Chiara Bertola che intreccia parole chiave, visioni e generazioni artistiche, nel tentativo di rileggere in profondità il rapporto tra arte moderna, contemporanea e territorio.

Dopo un primo ciclo focalizzato su luce, colore e tempo quotidiano, la seconda Risonanza punta su concetti altrettanto evocativi: ritmo, struttura e segno. E proprio attorno a questi temi si sviluppa l’intervento di Cattaneo, artista italiana di respiro internazionale, che la GAM ha voluto valorizzare come figura mid-career, con un linguaggio ormai maturo ma ancora proiettato verso nuove direzioni.

Le sue installazioni, ospitate con equilibrio e leggerezza nelle sale del museo, dialogano con l’ambiente come se ne facessero parte da sempre. Le sculture sembrano tessere silenziose conversazioni con l’architettura, evocando memorie passate di altre esposizioni e creando una trama fatta di intuizioni visive e tensioni percettive. La mostra, pensata non come episodio isolato ma come snodo in un discorso museale continuo, esplora il gesto e la materia come segni primordiali di presenza e relazione.

La scelta di affiancare l’intervento di Cattaneo alla grande antologica “Lasciatemi divertire!” dedicata a Fausto Melotti – tra i maestri assoluti della scultura novecentesca – non è casuale. Le due esposizioni si richiamano per affinità formali e filosofiche, costruendo un ponte tra generazioni. Se Melotti incarna una “teoria della leggerezza” nella scultura, Cattaneo ne raccoglie l’eredità con un linguaggio attuale, fatto di vuoti significativi, fragilità strutturali e rigore poetico.

A completare la risonanza museale, la GAM ospita anche un intervento sonoro firmato da Chiara Lee e freddie Murphy, e una sezione dedicata ai film di Giosetta Fioroni, che espande ulteriormente il panorama di connessioni proposte da questo ciclo espositivo.

“Il museo – spiega Chiara Bertola – deve essere missione. Deve risvegliare visioni, riportare alla luce maestri e dare possibilità a opere grandi di ripresentarsi. Perché le nuove generazioni possano conoscerle, viverle e farle proprie”.

Con “Dove lo spazio chiama il segno”, Alice Cattaneo risponde a questa chiamata con discrezione potente.

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