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Shade torna a casa: il rapper torinese dimesso dall'ospedale dopo una lunga battaglia

L'annuncio sui social. «Grazie a tutto il personale. Siete una vera famiglia»

Shade torna a casa: il rapper torinese dimesso dall'ospedale dopo una lunga battaglia

Vito Ventura, conosciuto nella scena musicale come Shade, è stato ricoverato in ospedale per settimane a causa di un'infezione polmonare. E ora, dopo quasi un mese, annuncia sui social la sua guarigione. 

Lo scorso 16 aprile, il rapper torinese, sempre tramite social, si era mostrato sul lettino ospedaliero con una flebo, preoccupando i fan. 

Durante il suo ricovero, Shade ha mantenuto un contatto costante con i suoi oltre 770 mila follower su Instagram e più di 1,1 milioni su TikTok. «La cosa andrà per le lunghe e quello che dovrò affrontare non sarà una passeggiata», aveva dichiarato, anticipando la complessità della sua situazione. Nonostante la difficoltà, il rapper ha trovato il modo di ironizzare sulla sua condizione, raccontando di aver perso 5 chili e di come i suoi "polmonazzi" stessero pian piano tornando a funzionare. Un modo per sdrammatizzare e mantenere alto il morale, sia per sé stesso che per i suoi fan.



Il ritorno a casa è stato un momento di sollievo per Shade, che ha voluto ringraziare pubblicamente il personale sanitario che lo ha assistito. «Grazie al personale ospedaliero del reparto malattie infettive dell'oftalmico di Torino per essere stati casa e al pronto soccorso del Maria Vittoria dove sono arrivato in condizioni pietose», ha scritto in un'Instagram Stories. Parole di gratitudine che sottolineano l'importanza del supporto umano e professionale ricevuto durante il suo ricovero. Un'esperienza che, seppur difficile, ha rafforzato il suo legame con chi lo ha curato, tanto da definirli una "vera famiglia".

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Non sono mancati i messaggi di affetto e supporto da parte dei fan, che hanno seguito con apprensione le sue condizioni di salute. Commenti come «Senza la tua hit estiva sto peggio di come stava il tuo polmone» e «Il più forte da e per sempre».

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