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15 Settembre 2025 - 22:45
Con l’arrivo dell’USB-C, i cavi hanno cambiato volto: più veloci, più affidabili e capaci di gestire sia dati che ricarica. Non è un caso se oggi questo standard viene adottato da smartphone di ultima generazione come i Samsung Galaxy e gli iPhone. Ma attenzione: dopo mesi o anni di utilizzo, anche il cavo migliore va sostituito. Un dettaglio che molti ignorano, rischiando cortocircuiti o danni ai dispositivi. Ecco perché scegliere il nuovo cavo non è così banale: ci sono 6 insidie di cui nessuno parla. La prima regola è semplice: diffidare dei cavi senza nome. Affidarsi a marchi noti garantisce maggiore sicurezza, rispetto delle norme e meno rischi per i propri dispositivi.
Meglio orientarsi sempre su un cavo USB-C a USB-C. Gli adattatori con USB-A limitano la velocità a 10 Gbit/s e la ricarica a soli 15 W, rallentando sia trasferimenti che alimentazione. Chi cerca prestazioni al massimo livello dovrebbe puntare sulle ultime generazioni: Thunderbolt 3, 4, 5 e USB 4. Sono più veloci, più stabili e pronti per gli usi futuri.
Un dettaglio spesso sottovalutato: i cavi di qualità pesano di più. Questo perché contengono più rame e conduttori più spessi, elementi che aumentano durata e sicurezza. I cloni del MagSafe di Apple sembrano comodi, ma sono un rischio concreto. Possono danneggiare l’hardware e non offrono la stessa affidabilità dei collegamenti tradizionali.
Risparmiare qualche euro ricorrendo a modelli datati è un errore. I primi USB-C in commercio sono lenti e talvolta gestiscono correnti più alte del dovuto, con conseguenze potenzialmente gravi. Sicurezza, resistenza e convenienza: sono i tre motivi per cui l’USB-C si conferma lo standard ideale. A parità di prezzo offre caratteristiche tecniche superiori, una lunga durata e prestazioni che difficilmente verranno superate nel breve periodo.
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