«Vieni che gli facciamo vedere la mossa che mi hanno insegnato», diceva l’educatore atterrando con uno sgambetto e stringendo la coscia del paziente, per poi aggiungere: «Lo patisce da matti!». «Brutto finocchio», «La prossima volta ti faccio togliere la traccia dalla fuga delle piastrelle coi denti», le frasi rivolte ad altri malati. Erano le uniche persone di riferimento per gli ospiti, le sole a cui chiedere aiuto e un po’ di affetto, gli educatori e gli operatori socio sanitari della comunità terapeutica Pratolungo di Gavi.
Invece erano gli aguzzini dei più deboli. Dal 2019 hanno torturato per mesi persone indifese. C’era chi atterrava il paziente e lo teneva a terra sedendosi sopra, dopo averlo picchiato. Chi avvicinava al mento della vittima la fiamma dell’accendino. Chi ordinava alla vittima di gattonare per ottenere un boccone di cibo. I pazienti a volte venivano chiusi nello sgabuzzino per un’ora e mezza. O fatti camminare nudi davanti a tutti, o lasciati bagnati nella pipì.
Secondo la procura e il giudice di Alessandria, gli otto indagati della maxi inchiesta per maltrattamenti avvenuti nella residenza per pazienti psichiatrici - sono coloro che avevano i ruoli più operativi - possono patteggiare. Gli otto educatori e oss sono usciti dal procedimento lo scorso 8 ottobre, cavandosela con pene dagli undici ai venti mesi. Nessuno di loro andrà in prigione. Secondo il tribunale, i patteggiamenti sono possibili perché gli indagati «sono incensurati, hanno tenuto un leale comportamento processuale» e sei di loro non svolgerebbero più oggi mansioni di oss, motivo per cui «non possono reiterare il reato».
Peserebbe anche il fatto che gli educatori avrebbero “risarcito”: 100 o 300 euro per ogni vittima. Cifre che si commentano da sole. «Sono fatti incresciosi - commenta l’avvocato di alcune parti civili Antonio Vallone - perché commessi nei confronti di soggetti deboli, indifesi e incapaci anche solo di raccontare ciò che subivano. Lascia un po' perplessi, dopo un'accurata e dispendiosa indagine, l'epilogo processuale. Le pene sono relativamente miti, a fronte di risarcimenti irrisori».
Il procedimento coinvolgeva 18 persone. Altri otto indagati, per lo più coloro che rivestivano posizioni apicali, andranno a dibattimento a gennaio. Gli atti dell’inchiesta dei carabinieri di Gavi e di Novi - e le immagini video - lasciano senza fiato. Un ospite veniva lasciato «camminare per il locale mensa senza pantaloni e con le parti intime visibili» mentre raccoglieva e mangiava il cibo caduto sul pavimento. Un altro riceveva in faccia spruzzate di detersivo dopo essere stato sbattuto a terra dietro alle urla: «Chi comanda? Chi comanda? Chiedimi scusa».
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Le parti lese sono 15, ma si ipotizza che la cifra reale sia ben più alta. Le vittime erano affette da gravi disabilità psicofisiche e sottoposte, secondo la procura, a «sistematiche violenze fisiche, aggressioni verbali, percosse, ingiurie, vessazioni e comportamenti denigratori e lesivi della dignità personale, tali da determinare nelle predette persone offese uno stato di avvilimento e di prostrazione psicologica». Ora educatori e oss sono fuori dal processo, con pochi euro in meno nel portafoglio.
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