Un’anziana presa in ostaggio nella sua auto e minacciata perché continuasse a guidare, dal rapinatore che voleva scappare dalla polizia. Un ragazzino che vede, nella vegetazione, alcuni uomini nascosti - i banditi in fase di fuga - e lancia l’allarme contattando il papà. Una pistola «pronta all’uso», da usare, forse, per aggredire i calciatori durante il furto. È stato un assalto armato ricco di colpi di scena - alcuni dei quali quasi da film - quello alla villa dove, la sera del 6 ottobre scorso, si trovavano i calciatori della Juve Angel Di Maria e Dusan Vlahovic.
I campioni bianconeri stavano per uscire dalla loro dimora - alcuni amici li attendevano in auto in cortile - quando tre uomini armati e incappucciati, avevano scavalcato la recinzione di via Picco 32, pronti per fare razzia dentro l’abitazione. Un quarto complice aspettava fuori, per strada. I dettagli della notte di fuoco sono riepilogati nell’ordinanza della gip Elena Rocci - notificata all’avvocato difensore dell’arrestato, l’albanese David Zira - che stabilisce il carcere per il rapinatore, visto che sussiste il «pericolo di reiterazione di reati della stessa specie», considerata anche la modalità dell’assalto, «compresa la disponibilità di armi pronte all’uso».
Zira, difeso dall’avvocato Paolo Tabasso, non ha mai parlato. I pm Enzo Bucarelli e Paolo Scafi avevano chiesto il carcere contestandogli una sfilza di reati: dalla tentata rapina, in concorso con altri, alla detenzione di armi, alla violenza privata commessa verso un’anziana che, per caso, quella sera, passava in zona pre collina sulla sua auto. È un momento concitato quando la signora, che sta rientrando a casa, e guida piano, si vede entrare in macchina David Zira, in fuga dalla polizia.
Il rapinatore, avvistato dal vigilantes della villa di Di Maria insieme ai complici, era scappato a piedi, aveva spintonato un primo agente facendolo cadere a terra (per questo risponde anche di violenza e resistenza a pubblico ufficiale e di lesioni) e poi si era infilato nell’auto guidata dalla donna, che stava percorrendo corso Quintino Sella angolo via Luisa del Carretto. All’anziana il bandito aveva detto, con fare minaccioso: «Riprendi a guidare subito». A salvare la donna era intervenuto un secondo poliziotto, che era riuscito ad entrare nella vettura, a mettersi tra l’anziana e il rapinatore, cacciandolo fuori, dopo una colluttazione da cui aveva riportato lesioni per otto giorni.
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I primi ad avvistare i ladri, degli incappucciati nascosti in mezzo alle siepi, erano stati il vigilantes di Di Maria, che dalle telecamere aveva adocchiato due dei quattro rapinatori mentre scavalcavano, e anche un ragazzino di 15 anni che vive in pre collina, che, in un altro frangente, durante la fuga dei banditi, ne aveva avvistati alcuni nascosti nella boscaglia. Il fanciullo aveva dato l’allarme contattando il papà, ed era scattata la caccia all’uomo. Poi gli incappucciati, presumibilmente i complici dell’uomo arrestato dalla squadra mobile, si erano dileguati nei boschi della collina. E sono tuttora ricercati.
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