Alla fine, dopo quasi quattro ore di udienza, parole confuse, e un atteggiamento che i suoi legali hanno definito «scosso», il 17enne accusato di avere stuprato la studentessa della residenza universitaria Borsellino la notte tra il 29 e il 30 ottobre scorsi, ha ammesso: «Sono stato io». Nessun’altra parola, o commento, riguardo a un reato molto grave, che secondo la procuratrice dei minori Emma Avezzù lui potrebbe commettere di nuovo. Ieri, durante l’udienza di convalida, l’accusa ha motivato la richiesta del carcere per il minorenne proprio in relazione al rischio «elevatissimo», secondo gli inquirenti, che l’indagato possa di nuovo stuprare un’altra ragazza. Un rischio che secondo la procura è concreto perché il 17enne è indagato per un’altra aggressione, che sarebbe stata commessa circa un mese e mezzo prima dello stupro al campus.
Ci sarebbe una ragazza, che per la strada, sempre a Torino e in una zona non troppo distante da quella della violenza sessuale, avrebbe subito un tentativo di rapina, forse del cellulare o del portafoglio. La giovane donna sarebbe stata anche toccata, durante quel fatto. Sull’episodio è in corso un’indagine, e non è escluso che oggi, alla luce dell’ultimo arresto, quel fatto venga riconsiderato in un’altra prospettiva. Non sarebbe l’unico precedente su cui lavora la procura. Il profilo dell’indagato, per la squadra mobile, corrisponde a quello di un «sex offender». Un maniaco sessuale, che dal paese dell’Astigiano in cui vive sarebbe abituato a prendere il treno, a scendere alla stazione di Porta Susa e da lì a cercare potenziali «prede».
Un atteggiamento aggressivo forse incrementato dall’uso di droghe o di psicofarmaci, che il ragazzo forse potrebbe avere assunto anche la notte della violenza al campus. Anche se, per accertare questo dettaglio, occorrerà attendere eventuali consulenze tecniche. «Il nostro assistito era scosso - ha dichiarato il suo avvocato, Giuseppe Vitello dello studio Aldo Mirate, che lo difende con il collega Gianluca Bona del foro di Asti - e all’esito di una convalida lunga e articolata ha ammesso il fatto. Ci riserviamo di specificare meglio i dettagli all’esito di una riflessione ulteriore».
Il 17enne è stato definito «sconvolto» dai legali perché venerdì scorso è entrato in carcere per la prima volta. Era anche la prima volta che entrava al campus Borsellino, lo scorso 29 ottobre. Perlomeno, così avrebbe detto. Nonostante alcuni precedenti, per furti commessi nei mesi e negli anni scorsi, era sempre rimasto libero. Con la sua famiglia - due persone perbene, di orgini centro africane, che lavorano e che hanno ottenuto la residenza in Italia - l’indagato aveva rotto i ponti. Aveva smesso di studiare, interrotto i lavori che svolgeva. Aveva conosciuto degli “amici ” a Torino, che potrebbero averlo ospitato o prima o dopo il reato.
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Ma anche questi sono aspetti da vagliare. Nella serata di ieri, è arrivato il responso - scontato - del tribunale dei minori sulla convalida: il 17enne resta in carcere. Anche i legali del ragazzo non avevano chiesto misure alternative. La studentessa che ha subito il reato, assistita dall’avvocata Silvia Lorenzino, si costituirà parte civile,
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