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Le lettere a TorinoCronaca del 15 dicembre

Il bus non passa abbastanza - I contestatori prepotenti - L'appello di una madre

Le lettere a TorinoCronaca del 15 dicembre

L'abbonamento costa caro e il servizio non è all'altezza

Buongiorno, sono una mamma esasperata, mio figlio frequenta il liceo Artistico con sede in via Carcano 31, l’abbonamento annuale costa 631 euro, la scuola che è servita da un unico mezzo (il n.19) ed è frequentata da un migliaio di allievi. Il servizio prevede passaggi ogni 23 minuti che raramente vengono rispettati. Il fatto è che la programmazione dei passaggi non tiene minimamente conto dell’orario di uscita dei ragazzi da scuola, tant’è che solitamente transita pochi minuti prima del termine delle lezioni (ore 15). Siccome i passaggi ogni 23 minuti non vengono mai rispettati si verifica che qualche centinaio di ragazzi si trova ad aspettare il primo autobus che transita con dei veri e propri assalti alla diligenza. Ora, trattandosi di una zona servita da un unico autobus e in prossimità del capolinea la questione è: ma non si potrebbe programmare i passaggi al termine delle lezioni e magari prevedere una corsa bis vista la forte domanda e il pressante bisogno? Oltretutto questi disagi costringono decine di genitori a provvedere autonomamente (cioè con auto propria) contribuendo a mantenere l’inquinamento urbano a livelli da metropoli africana. Nonostante la scuola autorizzi gli studenti fuori sede ad ingressi posticipati ed uscite anticipate (che comunque sono un nocumento per i ragazzi), la soluzione diventa inutile dal momento che i transiti sono imprevedibili e i ritardi costanti. Dunque, vista la cifra consistente che si paga per l’abbonamento un po’ più di cura non guasterebbe, soprattutto considerato che le zone più centrali godono del transito di un maggior numero di linee. Siamo sempre alle solite, periferie dimenticate o penalizzate. Cittadini di seconda categoria.
Patrizia Murro

Contestatori
Non sono loro i padroni qui
Caro direttore buon giorno. Volendo potrei scriverle tutti i giorni, visto le cose che scrivete, su quel che succede a Torino, ma evito ovviamente anche perché non avrebbe senso, visto che la madre dei babbei (per non dire parolacce) è sempre incinta. Detto questo, vorrei sapere: Perché questi quattro deficienti dicono “Vannacci Torino non ti vuole”? Ma chi l'ha deciso? Torino è forse loro?? O magari è un po' più mia visto che a parte lavorare e pagare le tasse io rispetto tutti e tutto, non imbratto muri non blocco la città e non do fastidio a chi lavora, ma soprattutto non spacco nulla anche se non sono d'accordo. Ora caro direttore, purtroppo dico che la colpa è nostra, di noi genitori che non sappiamo insegnare l’educazione ai nostri figli... questa è la mia opinione, ovviamente.
Max To

Appello
Io e i miei figli senza una casa

Buongiorno, vorrei che la mia storia venisse pubblicata. Sfrattata dal 14 novembre, io e la mia famiglia, di cui 2 bambini, passiamo da un posto all'altro, perché nessuno ci aiuta. Non abbiamo più una casa, non abbiamo più una vita. La convalida di sfratto è avvenuta senza che, innanzitutto ci fosse un contratto di locazione registrato e regolare dal 2018, affitti che il proprietario ha sempre preso in nero, senza nessuna comunicazione, senza che l'ufficiale giudiziario sia passato ad avvisare. Oltretutto si sono introdotti in casa nostra, senza la presenza di qualche componente della mia famiglia e ci è sparito dell'oro e i contanti che avevamo. E nessuno fa niente. Io mi sento sempre più schifata di essere italiana. Altro che solidarietà, soprattutto nel periodo natalizio... E il comune di Moncalieri aiuta solo i Rom. Ho chiesto all'ufficio casa e mi hanno risposto che non ci sono case, il sindaco lasciamolo perdere perché non aiuta, la mia assistente sociale fa quello che può, perché la sua responsabile, che ci conosce, odia tutta la mia famiglia. Unica soluzione? un residence da 1100 euro al mese che, aiutati anche da mia madre, abbiamo comunque difficoltà a pagare ed il comune non ci viene incontro. Altro che solidarietà, altro che aiuto. Vi prego, pubblicate la mia storia...
Simona de Giusti

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