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Il caso

Indagine e mozione di sfiducia, l'assessore carabiniere è già al centro della bufera

Marco Porcedda è accusato di abuso d’ufficio. Intanto, in maggioranza, prosegue la querelle sulla sua nomina

Indagine e mozione di sfiducia, l'assessore carabiniere è già al centro della bufera

Marco Porcedda al suo esordio in Consiglio comunale, lunedì pomeriggio

Da una parte, un’indagine in corso per abuso d’ufficio e rivelazione del segreto istruttorio. Dall’altra, una mozione di sfiducia che arriva dalle fila della maggioranza. Neanche un giorno e, passati i fasti della nomina, sono subito arrivati i problemi per il nuovo assessore alla Sicurezza Marco Porcedda. Pare che il tenente colonnello abbia sfruttato il suo ruolo per “aiutare” un’amica in difficoltà e le avrebbe fatto avere un atto coperto dal segreto d’ufficio. Guai giudiziari che duravano da tempo e che sono emersi nel momento in cui Stefano Lo Russo lo ha scelto per sostituire Gianna Pentenero in giunta, dimessa per tentare la scalata in Regione. E ovviamente ora la nomina di Porcedda fa discutere: il sindaco era al corrente di questa vicenda legale? E, anche se totalmente lecito, era opportuno inserire in Giunta un militare indagato per abuso d’ufficio? Per Lo Russo la risposta evidentemente è sì a entrambe le domande perché, a quanto risulta, sapeva dell’indagine e anche della sua eventuale archiviazione al momento della nomina.

I guai giudiziari

Sulla vicenda si esprimerà presto un giudice per le indagini preliminari, chiamato a valutare su richiesta del pubblico ministero Giovanni Caspani. Il quale, va detto, ha presentato richiesta di archiviazione per il tenente/assessore. Ma di cosa è accusato? Per capirlo, bisogna fare un passo indietro e risalire ai protagonisti principali. Cioè un importante notaio torinese e la sua ex moglie, al centro di una separazione conflittuale che coinvolge anche il loro bambino. Lei, a quanto pare, è amica di Porcedda e si confida con lui: gli racconta che il notaio va a prendere il figlio a scuola anche nei giorni in cui spetterebbe a lei (secondo quanto stabilito dal giudice).
È febbraio 2022: il carabiniere accompagna l’amica a scuola e si mette letteralmente in mezzo quando vede che il notaio sta caricando il figlio in auto sotto gli occhi della ex moglie. Non solo: una terza persona, una donna, sta filmando tutto. Minore compreso. Per questo Porcedda interviene e si qualifica con nome, cognome e grado. E, di conseguenza, è tenuto a fare una relazione di servizio su quanto accaduto. Relazione che sarebbe stata fornita alla donna. Intanto lei denuncia l’ex marito per violazione dei provvedimenti del giudice. Ma, secondo il notaio, è stato il carabiniere a commettere un reato: l’abuso di ufficio, perché si sarebbe intromesso per favorire la sua amica. Non solo, avrebbe anche commesso il reato di rivelazione del segreto istruttorio, condividendo la relazione con la donna. La quale chiederà poi di inserire quell’atto nella causa di separazione. Ma lei non avrebbe dovuto conoscerlo, come sottolineato dal notaio nella denuncia presentata a ottobre 2022 insieme al suo legale, Simona Grabbi (che è anche presidente dell’Ordine degli avvocati): «Ma la signora conosceva già il contenuto della relazione, visto che riportava semplicemente i fatti accaduti il febbraio precedente» è la tesi di Porcedda e dell’avvocato che lo assiste, Roberto Capra (altro “principe del foro” di Torino, dov’è presidente della Camera penale).
Il neo assessore ha fornito queste spiegazioni in una relazione portata all’attenzione dei magistrati che si sono occupati della vicenda. A partire dal pm Caspani, cui è affidata l’indagine su Porcedda. E che, un mese fa, ne ha chiesto l’archiviazione: secondo il pm, il tenente colonnello non ha commesso abuso d’ufficio perché era suo dovere segnalare la presunta violazione del notaio. Per il segreto violato, invece, ha chiesto l’archiviazione per “tenuità del fatto”, considerandola insufficiente per compiere l’azione penale e mettere in piedi un processo. Ora l’ultima parola spetta al giudice, che potrà sposare la tesi del pm, imporgli nuove indagini o decidere per l’imputazione coatta del neo assessore.

Mozione di sfiducia

Tutto questo è il versante giudiziario. Anche sul fronte politico però la nomina di Porcedda ha destato una certa agitazione. «Normale dialettica» secondo il sindaco Lo Russo. Frutto anzi di una discussione «sana» tra opposizione e maggioranza. Peccato che ieri mattina proprio dai banchi della maggioranza sia arrivata una mozione di sfiducia. La firma è quella del leader dei radicali Silvio Viale e non ha nulla a che vedere con l’indagine di cui sopra. «Preso atto dal dibattito in consiglio comunale di “perplessità politiche” espresse dai gruppi consiliari di Sinistra Ecologista, Alleanza dei Democratici - Demos e Torino Domani» si legge nell’atto, Viale propone al consiglio di votare una mozione di sfiducia. Lo scopo del consigliere - nemmeno troppo celato - è quello di stanare una presunta fronda interna alla maggioranza di Lo Russo. O meglio, di mettere in evidenza la posizione della sua ex compagna di Gruppo, Elena Apollonio (Demos), con cui gli scontri non sono mancati fin dal giorno dell’elezione. A oggi appare lunare ipotizzare che la mozione avrà il via libera del consiglio, che si è espresso per la maggior parte favorevole alla nomina del nuovo assessore-carabiniere. Quel che è certo è che Porcedda si è trovato in un solo giorno catapultato dai fasti della nomina al fango delle beghe di consiglio.

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