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Economia & Lavoro

"Siamo più italiani di Fiat", ma anche Microlino ora lascia Torino?

Il ceo dell'azienda di microcar pronto a spostare la produzione in Paesi più economici

"Siamo più italiani di Fiat", ma anche Microlino ora lascia Torino?

Nasce a Torino, dalla progettazione alla costruzione, si sente "orgogliosamente italiana" al punto che, poco tempo fa, è stato deciso di addobbarla con la bandiera italiana. Quasi una provocazione nei confronti della torinese Fiat Topolino (progettata al Centro Stile Fiat di Torino) che veniva bloccata in porto dalla Guardia di Finanza perché in realtà Made in Marocco. Ma ora anche questa potrebbe lasciare Torino.

Si tratta della Microlino, la microcar elettrica (sarebbe meglio dire: un quadriciclo, proprio come la Topolino) realizzata a Torino o per meglio dire nella sede di La Loggia della storica azienda Cecomp. "Con oltre il 60% dei componenti forniti da produttori italiani" dell'indotto torinese, aveva detto Michelangelo Liguori, ceo dell'azienda.

Ispirata nelle linee alla storica Isetta e disegnata dalla sabauda Icona Design, la Microlino è lunga poco più di due metri e ospita due persone, ha una autonomia di 230 chilometri e si ricarica in circa quattro ore. A febbraio di quest'anno era stato annunciato il traguardo dei mille esemplari prodotti. E la società Microlino Italia conta sessantadue dipendenti e un fatturato di 2 milioni e 804mila euro circa.

Ma il capitale di Microlino non è solo torinese: il cofondatore svizzero Wim Ouboter, fondatore e ceo di Micro Mobility System già leader nello sharing di monopattini, adesso minaccia di spostare la produzione all'estero. L'ha dichiarato in una intervista a Le Monde: "O il governo Meloni aiuta a mantenere la produzione qui in Piemonte, oppure trasferisco tutto in un Paese più economico". Il motivo? Gli incentivi pubblici ai veicoli elettrici. "Ho già visitato alcune fabbriche, stiamo valutando tutte le opzioni" è la sua conclusione.

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