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L'EVENTO

Il cardinale alla Festa dei popoli, «Dobbiamo essere più accoglienti»

Le comunità etniche cattoliche della Diocesi di Torino insieme: «Celebriamo ciò che ci unisce»

Il cardinale alla Festa dei popoli, «Dobbiamo essere più accoglienti»

Cardinale Roberto Repole durante la Festa dei popoli

Nel giorno dell’Epifania, nella Chiesa del Santo Volto di Torino, si è svolta la Festa dei Popoli: la giornata in cui, alla presenza di tutte le comunità etniche cattoliche della Diocesi torinese, viene celebrata la fratellanza tra le donne e gli uomini di tutto il mondo. Un momento di preghiera, ma soprattutto di incontro, delle 13 cappellanie presenti, e non solo.

La giornata si è aperta con la celebrazione della Santa Messa, presieduta dall’Arcivescovo di Torino, il Cardinale Roberto Repole: «Non importa se nati in luoghi diversi, appartenenti a culture diverse o se non parliamo la stessa lingua. È bellissimo e commovente essere qui tutti insieme».

Quella che si è tenuta, però, non è stata una Messa qualsiasi. Seduti tra i banchi, spiccavano i colori dei vestiti tipici delle comunità presenti. Il coro, interculturale, ha intervallato con allegri canti le orazioni enunciate nelle lingue natie, ed unite da un unico spirito di condivisione.

«La Festa dei Popoli è ormai un appuntamento fisso da diversi anni- spiega Sergio Durando, responsabile della pastorale per i migranti della Diocesi di Torino- Viene organizzata simbolicamente il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, rievocando l’immagine dei Magi in viaggio, guidati dalla stella, fino alla grotta. Proprio come molte delle persone presenti, partite da casa con tanta speranza e giunti fino qui. La migrazione in tal senso è davvero un importante veicolo culturale che, come dimostra questa festa, può essere una vera fonte di ricchezza».


Tanto l’affetto dimostrato dai partecipanti a Roberto Repole, nominato Cardinale da Papa Francesco qualche mese fa. Per esprimere tutto il loro calore, le comunità gli hanno donato un poncho peruviano e un tipico scialle indiano, che ha prontamente indossato prima di concludere la cerimonia.

Presente anche la vicesindaca Michela Favaro: «L’impegno e la responsabilità delle istituzioni in giornate come queste è fare in modo che la nostra città riesca sempre più ad accogliere e diventare un luogo dove chi lascia il proprio paese possa costruire il proprio progetto di vita e realizzare i propri sogni».

Sulle note di Raffaella Carrà, la festa si è spostata nell’auditorium, dove sono state offerte prelibatezze tipiche e dove Repole in “borghese” si è unito ai festeggiamenti.
«Celebriamo tutto ciò che ci unisce, non quello che ci divide», dice Senghor, arrivato dalla Gambia per studi.
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