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TikTok sotto sequestro in Albania: un anno di censura per 'proteggere' i giovani, ma a che prezzo?

Il Paese è il primo in Europa a imporre un divieto simile, e questo potrebbe rappresentare un pericoloso precedente

TikTok sotto sequestro in Albania: un anno di censura per 'proteggere' i giovani, ma a che prezzo?

TikTok sotto sequestro in Albania: un anno di censura per 'proteggere' i giovani, ma a che prezzo?

Dal 13 marzo, l'Albania ha deciso di staccare la spina a TikTok. Sì, avete capito bene: non si tratta di un’ora di sospensione per “mantenere la concentrazione”, ma di un divieto vero e proprio, che durerà un anno. La ragione ufficiale? Proteggere bambini e adolescenti dai rischi legati all’utilizzo del social. Ma dietro questa decisione, che il governo ha giustificato con il tragico caso di un ragazzo di 14 anni ucciso dopo una lite su TikTok, si cela molto di più.

Per non farsi aggirare dai furbi, l’AKSK, l'autorità di regolamentazione informatica albanese, ha diramato un elenco di oltre 200 domini da bloccare. Così, chi spera di accedere comunque a TikTok, dovrà avere un minimo di competenze informatiche. Altrimenti, si rassegnerà. Ma è davvero questo il punto? O stiamo assistendo a una mossa per mascherare disordini sociali e malcontento popolare con una bella facciata di "protezione dei minori"?

Il primo in Europa, ma non l'ultimo

L'Albania si vanta di essere il primo paese europeo a mettere al bando TikTok, ma potrebbe non essere l’unico. Anche la Romania ci aveva provato, chiedendo di sospendere l’app durante le elezioni (che poi sono state annullate), accusando il social di aver influenzato l'esito di un'elezione con un candidato di estrema destra. E l’Unione Europea? Dal canto suo, da mesi sta tenendo d'occhio TikTok. Si parla di una possibile violazione delle normative sul trattamento dei minori e della pubblicità mirata. Ma parliamo chiaro: l’Europa è troppo lenta e l'Albania ha colto l’occasione per fare il passo decisivo. Ovviamente, la mossa non è piaciuta a tutti. L'opposizione albanese ha gridato alla censura, accusando il governo di utilizzare questa decisione per mascherare problemi ben più profondi. "È un grave atto contro la libertà di parola", ha dichiarato Ina Zhupa del Partito Democratico d'Albania. E non è finita qui. Anche gli attivisti per i diritti civili hanno lanciato l’allarme. Secondo Orkidea Xhaferaj, del think tank SCiDEV, questo divieto potrebbe creare un pericoloso precedente. Insomma, domani potrebbero seguirne altri, magari meno giustificabili, ma sempre più convenienti per i governi di turno.

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