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03 Giugno 2025 - 12:35
Immagine di repertorio
A Torino, il 3 giugno 2025, centinaia di persone si sono radunate davanti a un edificio istituzionale in difesa della sanità pubblica. Davanti al Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte, si è tenuto un presidio organizzato dal Comitato per il Diritto alla Tutela della Salute e delle Cure, con l'obiettivo di chiedere all'assemblea regionale di autorizzare la raccolta delle firme necessarie per indire un referendum abrogativo contro una legge regionale che, secondo i manifestanti, sta favorendo una pericolosa privatizzazione della sanità pubblica.
Con più di 5.000 firme già raccolte (a fronte delle 600 necessarie per presentare la richiesta) i promotori puntano ora a ottenere il via libera del Consiglio Regionale per avviare la raccolta delle 60.000 firme indispensabili all’indizione della consultazione. Nel mirino, la legge regionale del 2012 che consente alle ASL di costituire società miste con privati, previa autorizzazione della Regione, per la gestione dei servizi sanitari. Un provvedimento che i promotori vogliono abrogare, riaffermando il ruolo pubblico della sanità piemontese. La discussione è approdata in aula proprio oggi, martedì 3 giugno. La manifestazione, invece, è partita alle 9:00 da Piazza Solferino e si è fermata in via Alfieri, per chiedere che siano i cittadini a decidere.
L'iniziativa ha visto la partecipazione di numerose sigle e associazioni, tra cui la CGIL, rappresentata dal segretario piemontese Giorgio Airaudo, e il sindacato Anaao Piemonte, con la presenza di Chiara Rivetti. Anche Guido Giustetto, presidente dell'Ordine dei Medici, ha preso parte all'evento, sottolineando l'importanza di mantenere un sistema sanitario accessibile a tutti. La preoccupazione principale dei manifestanti è che la legge in questione possa compromettere il diritto universale alla cura, trasformando la sanità in un privilegio per pochi.
I manifestanti ribadiscono come l'accesso alle cure mediche dovrebbe essere garantito a tutti, indipendentemente dal reddito o dallo status sociale. Tuttavia, la realtà spesso racconta una storia diversa. La privatizzazione dei servizi sanitari può portare a un sistema in cui le cure migliori sono riservate a chi può permettersele, mentre gli altri devono accontentarsi di servizi di qualità inferiore o, peggio, rinunciare del tutto alle cure necessarie.
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