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Il ricordo

Addio a Emilio Fede: il legame con Torino, la Juventus e il triangolo di Umberto Eco

Dalla fondazione di Hurrà Juventus agli esordi giornalistici a Torino, fino all’incontro con Umberto Eco negli anni della Rai

Addio a Emilio Fede: il legame con Torino, la Juventus e il triangolo di Umberto Eco

Si è spento a 94 anni Emilio Fede, volto storico del giornalismo televisivo italiano. Dietro la sua lunga carriera – dalla Rai alla guida del Tg4 – c’è anche un filo che lo lega a Torino: città dove muove i primi passi come cronista, dove coltiva la passione per la Juventus e dove incrocia personaggi che avrebbero fatto la storia della cultura italiana.

Nella Torino del dopoguerra Fede trova la sua prima vera palestra giornalistica alla Gazzetta del Popolo, quotidiano che formò generazioni di cronisti. È qui che, tra cronaca e costume, affina uno stile diretto, capace di parlare a tutti. Parallelamente cresce il suo legame con la Juventus, squadra di cui diventa appassionato tifoso e, più tardi, anche protagonista editoriale: Fede è infatti tra i fondatori di Hurrà Juventus, lo storico house organ bianconero nato nel 1915 e rilanciato negli anni Sessanta come la voce ufficiale dei tifosi.

A metà degli anni Sessanta Emilio Fede approda in Rai, dove trova un ambiente fervido di innovazioni. In quegli stessi corridoi si muove anche Umberto Eco, all’epoca responsabile del Settore Programmi Culturali, impegnato a modernizzare il linguaggio televisivo e a introdurre nuovi formati divulgativi. I due si incrociarono professionalmente, ma il loro rapporto è ricordato soprattutto attraverso un curioso retroscena raccontato dalla giornalista Enza Sampò: allora fidanzata di Fede, era stata in passato corteggiata dallo stesso Eco. Un triangolo che restò sempre su toni garbati, a dimostrazione di un’epoca in cui la giovane televisione italiana mescolava cultura, giornalismo e vita privata.

Negli anni successivi, Fede divenne anche uno dei protagonisti dei periodi più controversi del giornalismo televisivo italiano. Durante la sua direzione al Tg4, il giornalista fu spesso al centro di polemiche legate alla copertura di scandali politici, tra cui il famoso caso Ruby, che vide coinvolto l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il ruolo di Fede, accusato da alcuni di aver adottato toni parziali nella narrazione degli eventi, alimentò dibattiti sull’equilibrio tra informazione e schieramento politico nei telegiornali italiani. Questo episodio resta uno dei capitoli più discussi della sua carriera, contribuendo a consolidare la sua immagine di giornalista schierato ma sempre riconoscibile.

Dopo gli anni Rai, Fede conquistò incarichi di rilievo come inviato speciale e poi direttore del Tg1, fino al lungo periodo al Tg4 (1992-2012), diventando uno dei volti più riconoscibili della televisione italiana. La sua conduzione, spesso schierata e divisiva, gli attirò critiche e consensi, ma ne consacrò la notorietà. Torino resta il luogo dove tutto ebbe inizio: dalle prime cronache giornalistiche alle passioni sportive, dai legami con la Juventus agli incontri con figure di rilievo della cultura come Eco. È da lì che partì la parabola di Emilio Fede, destinato a diventare una delle voci più celebri (e controverse) del giornalismo televisivo nazionale.

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