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Aziende & Territorio

A "Boss in incognito" c'è Carioca (con Elettra Lamborghini): ecco cosa vedremo stasera su RAI2

Il “boss” Luca Talarico fra i dipendenti ignari dell'azienda di Settimo

Boss in incognito accende i colori di Carioca: dal magazzino al prime time

C’è un odore che molti ricordano senza saperlo: quello dell’inchiostro che segna il primo disegno, del cappuccio perso in fondo all’astuccio, di un pennarello che accompagna l’infanzia come un amico paziente. È l’odore di Carioca, marchio che da Settimo Torinese ha colorato generazioni, attraversato oltre 90 Paesi e trasformato un semplice strumento di cartoleria in un simbolo della creatività. Ora, quel filo di inchiostro esce dalle aule e dai cassetti per approdare in prima serata: lunedì 6 ottobre alle 21.20 su Rai 2, Boss in incognito mette al centro la fabbrica dei colori. E si prepara a raccontare, con la sua grammatica gentile e spiazzante, ciò che raramente la televisione mostra davvero: il lavoro, le persone, le mani.

UN FILO DI INCHIOSTRO TRA INFANZIA E INDUSTRIA
Settimo Torinese ospita l’headquarter di Carioca: 140 dipendenti, un fatturato di 36 milioni di euro l’anno, una capacità produttiva che arriva a un milione di pennarelli al giorno. Numeri che impressionano, certo. Ma che valore hanno senza le storie che li sostengono? È qui che il docu-reality realizzato da Endemol Shine Italy promette di fare la differenza, restituendo volto e voce a chi quei numeri li rende possibili. Perché un marchio diventa cultura quando incrocia biografie, luoghi, ripetizioni quotidiane: il nastro che avanza, l’assemblaggio che non perde un colpo, il controllo qualità che separa ciò che funziona da ciò che è solo tentativo.

IL FORMAT: L’AZIENDA VISTA DAL BASSO
Il meccanismo di Boss in incognito è noto e, al tempo stesso, sempre efficace: ai dipendenti si racconta di partecipare a “Job Deal”, un finto programma che promette un nuovo impiego a chi lo ha perso; intanto un dirigente si infiltra sotto mentite spoglie tra linee e reparti. Solo alla fine, il svelamento: le telecamere mostrano la verità, cadono le maschere e arrivano abbracci, sorprese, talvolta lacrime. Non c’è cinismo, ma un patto narrativo chiaro: la televisione al servizio del racconto del lavoro. È intrattenimento? Anche. È formazione sentimentale di un Paese? Forse sì, quando riesce a spostare lo sguardo dal marchio alla persona.

I PROTAGONISTI DEL 6 OTTOBRE: ELETTRA, LUCA E I LAVORATORI
A guidare la serata c’è Elettra Lamborghini, che con energia e ironia attraversa il set come chi sa prendere sul serio le persone, ma non se stessa. La conduttrice si cimenterà anche in prima linea, indossando l’identità di “Ramona” per assemblare i pennarelli Jumbo insieme a Osazeme: una parentesi giocosa che ricorda la forza del programma, mettersi nei panni dell’altro e imparare di nuovo, senza filtri. Sotto il travestimento, però, questa volta non ci sarà l’amministratore delegato Enrico Toledo, volto della rinascita del marchio, bensì Luca Talarico, azionista e membro del consiglio di amministrazione di Carioca. Una scelta non casuale: il cda che scende in reparto “per conto” del numero uno, il ponte tra chi decide e chi fa. Domanda retorica ma necessaria: quante strategie cambiano davvero quando si ascolta il fruscio della produzione da vicino? Sul percorso del “boss” incognito scorrono figure che raccontano la fabbrica meglio di cento slide: Liban, giovane somalo che rifornisce con dedizione i materiali in magazzino; Giuseppina, che assembla penne con la stessa concentrazione con cui parla di calcio; Dario, il custode della magia del colore, là dove nasce l’inchiostro; Rosanna, nella fase finale del confezionamento, dove il lavoro di molti prende forma e diventa prodotto finito. Non sono comparse: sono le voci che danno senso ai numeri.

LA RESILIENZA DI CARIOCA: DAGLI ANNI CINQUANTA ALLA SOSTENIBILITÀ
Carioca nasce negli anni Cinquanta con il marchio Universal, attraversa decenni, incrocia crisi profonde – persino una liquidazione che sembrava il preludio alla fine – e risorge grazie alla visione della famiglia Toledo. Oggi parla anche la lingua della sostenibilità con la linea “Eco Family”, fatta di plastica riciclata e packaging interamente riciclabile. È una dichiarazione d’intenti: innovare restando fedeli a ciò che si è. Non a caso i pennarelli made in Settimo Torinese corrono, trainati da un +40% di utile che certifica la bontà di un percorso industriale e identitario. Cosa compra davvero un genitore quando sceglie un astuccio? Non solo un prodotto: un’idea di creatività accessibile e responsabile.

TELEVISIONE, LAVORO E IDENTITÀ: UN RACCONTO CHE FUNZIONA
Quella di lunedì sera è l’ultima puntata del primo ciclo dell’undicesima edizione di Boss in incognito. La Rai ha già annunciato che il viaggio riprenderà nel 2026, con altre quattro nuove storie. È un segnale forte in un’epoca in cui la tv generalista viene spesso accusata di superficialità: c’è spazio per format capaci di tenere insieme ritmo narrativo e attenzione sociale, per aziende che vogliono mostrarsi senza filtri e per spettatori che, tra un sorriso e una sorpresa, riconoscono il valore del lavoro ben fatto. L’operazione, per Carioca, non è una semplice vetrina: è brand storytelling con una posta in gioco reale. Employer branding? Certo. Ma anche cultura d’impresa, responsabilità, restituzione di dignità a chi, ogni giorno, mette la propria competenza al servizio del risultato.

DAL CDA AL BANCO DI SCUOLA: IL CERCHIO SI CHIUDE
C’è un’immagine che vale più di una teoria di marketing: milioni di spettatori sintonizzati e, da qualche parte, un bambino con un astuccio Carioca sul tavolo. Guarderà la tv e poi il suo foglio bianco, pronto a colorarlo con gli stessi pennarelli che ha appena visto nascere sullo schermo. Un cerchio che si chiude. Il racconto in prima serata che incontra la memoria collettiva, il magazzino che dialoga con il salotto, il cda che ascolta il reparto. Perché un pennarello non è mai solo un pennarello: è un frammento di infanzia, un piccolo gesto di fiducia nel futuro, una riga di colore che, a Settimo Torinese, ogni giorno prende forma grazie a 140 persone, un milione di volte. E mentre Elettra Lamborghini, da conduttrice e “Ramona” per gioco, accompagna il pubblico dentro i reparti, la televisione fa ciò che le riesce meglio quando rinuncia all’ego: racconta il Paese che lavora, resiste e crea. Con semplicità, con rispetto, con la consapevolezza che il vero colpo di scena non è lo smascheramento finale, ma la scoperta di quanto valore ci sia nelle cose apparentemente più semplici. Come un cappuccio che si incastra, un colore che non sbava, un’etichetta che chiude la confezione: è lì che l’industria incontra la vita quotidiana. È lì che, lunedì 6 ottobre alle 21.20 su Rai 2, i colori di Carioca diventeranno racconto condiviso.

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