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il retroscena

Il crack e l'Audi rubata: cosa non torna nel dramma del 16enne sequestrato al Sempione

Per il giudice «ricorrono validi motivi per dubitare dell’attendibilità della vittima». E i due pusher sono già liberi

Uno dei tanti "occupanti" delle ex piscine Sempione

Uno dei tanti "occupanti" delle ex piscine Sempione

Un debito di droga, un 16enne dipendente dal crack che scappa di casa, un’Audi rubata e una coppia che sequestra il ragazzo per due giorni. E’ una storia di degrado quella che arriva dal parco Sempione, dove la polizia ha arrestato un 40enne italiano e un 29enne romeno. Ma i due spacciatori, tre giorni dopo essere finiti in manette, sono già stati liberati.

Il blitz e l’arresto
E’ la sera dell’11 ottobre quando i poliziotti delle volanti arrestano Domenico Capece, 40enne di Grugliasco, e Alexandru Ionut Ionita, 29enne romeno di Volpiano ma di fatto senza fissa dimora. L’accusa per i due è pesante: sequestro di persona a scopo di estorsione in concorso. Vittima, un ragazzo di 16 anni. Arresto che scatta dopo che lo zio del minorenne riceve un messaggio su Instagram in cui si legge: «Oi». Lo zio telefona e gli risponde il nipote, che usa l’account di un’altra persona. Ad un certo punto, una voce dichiara: «Aspetto che mi porti i soldi, vieni alle piscine del parco Sempione». All’appuntamento, la polizia arresta Capece e Ionita e il 16enne può riabbracciare lo zio. Il ragazzino racconta quindi di essere stato sequestrato due giorni al parco e minacciato di venire picchiato se avesse provato ad allontanarsi, perché aveva un debito di droga ammontante a 50 euro.

E qui si arriva all’altra faccia della medaglia, perché il minorenne al parco Sempione arriva di sua spontanea volontà, addirittura a bordo di un’Audi A3 che risulta rubata. Perché il giovane, seppure non ancora maggiorenne, è già dipendente dal crack, droga che da anni ha preso piede a Torino, purtroppo anche tra i giovanissimi. E infatti, agli agenti il 16enne racconta la sua dipendenza dalla droga: «Ero andato al Sempione per fumare crack e una volta all’interno del parco ho iniziato a consumare dello stupefacente che mi veniva offerto, in quanto ero privo di denaro contante». Proprio al parco, il minore conosce i due uomini poi arrestati dalla polizia (Ionita ha precedenti per lesioni e rapina aggravata, Capece ha alle spalle un vasto curriculum fatto di minacce, furti aggravati e atti persecutori), oltre a un altro spacciatore africano, verso il quale contrae il debito di droga. Al Sempione il 16enne ci rimane, fino a quando lo zio, dopo il messaggio su Instagram, fa scattare il blitz di polizia che porta all’arresto dei due uomini.

Pusher già liberi
«Il ragazzo è arrivato al parco guidando un’Audi A3. Pensavamo fosse maggiorenne. Diceva che voleva venderla per saldare un debito, al prezzo di 500 euro. Gliene ho dati 100 per iniziare le procedure di compravendita e, poco dopo, ho prestato la macchina a un mio amico per fare una commissione». Questo il racconto di uno dei presunti rapitori del 16enne, difesi dagli avvocati Alessandro Brunetti e Michelangelo Bruno. Ma i due, a soli tre giorni dall’arresto, sono già liberi. Secondo la gip Alessandra Salvadori «ricorrono validi motivi per dubitare dell’attendibilità della vittima, posto che la versione di quest’ultima risulta contrastante con quella dei due indagati e smentita da alcuni elementi». Per cui la giudice convalida sì l’arresto, ma respinge la richiesta di misure cautelari, liberando i due uomini. Anche perché gli accertamenti documentano che il 16enne era stato assente da casa già da alcuni giorni prima. «Il minore aveva un palese interesse a mentire - scrive la giudice per le indagini preliminari - per giustificare il suo prolungato mancato rientro a casa e, stando alla versione riferita dai due indagati, nascondere una sua condotta penalmente rilevante di furto o ricettazione». Anche il dare in pegno l’Audi e poi proporne la vendita a uno dei due indagati, risulta coerente con la necessità di comprare la droga.

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