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Il caso

Carlo Robilant incatenato: l'ennesima protesta in nome dell'imam

Blitz notturno in piazza Cavour per l'imam Mohamed Shahin: attivisti fissano un cartello alla statua e lanciano la mobilitazione contro l'espulsione, con appelli al diritto d'asilo e il sostegno del vescovo di Pinerolo

Carlo Robilant incatenato: l'ennesima protesta in nome dell'imam

Blitz notturno in piazza Cavour, dove alcuni attivisti del gruppo torinese di Ultima Generazione hanno fissato con una catena un cartello sulla statua di Carlo di Robilant. La scritta — "Deportato Mohamed Shahin libero" — mira a richiamare l'attenzione sulla vicenda dell'imam di via Saluzzo, da vent'anni residente a Torino e attualmente trattenuto nel Cpr di Caltanissetta, in attesa dell'esito dei ricorsi contro il decreto di espulsione firmato dal Ministero dell'Interno.

Secondo gli attivisti, l'iniziativa serve a «rendere visibile al maggior numero possibile di persone quanto accaduto a Shahin» e a sostenere la petizione lanciata dal movimento Torino per Gaza per chiedere lo stop al rimpatrio. «Shahin — affermano — è stato espulso per aver esercitato un diritto democratico, per aver espresso quello che pensa. A questo punto aspettiamo l'espulsione delle centinaia di migliaia di persone che in questi mesi sono scese nelle piazze per le stesse ragioni».

L'imam rischia il rimpatrio in Egitto, paese dove, sostengono i suoi sostenitori, potrebbe andare incontro alla detenzione in quanto oppositore del regime di Al‑Sisi. Una prospettiva che ha mobilitato associazioni, cittadini e figure religiose. Tra queste, il vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, presidente della Commissione CEI per il dialogo e l'ecumenismo, che ha diffuso un videomessaggio in difesa dell'imam: «Shahin è da 21 anni in Italia, è incensurato e ha sempre lavorato per il dialogo e la collaborazione. Mi sembra assurdo che rischi l'espulsione per delle opinioni: in Italia c'è libertà di opinione. Possiamo essere contrari, ma non possiamo condannare una persona solo per quello che ha espresso».

Prima dell'azione notturna, gli attivisti di Ultima Generazione Torino hanno inviato una lettera ai consiglieri regionali ricordando l'articolo 10 della Costituzione, che riconosce il diritto d'asilo «allo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana».

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