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il retroscena

Il "filosofo" dell'Isis e il foreign fighter ucciso in Siria: Shahin e le "amicizie pericolose"

L'imam della moschea di via Saluzzo è rinchiuso nel Cpr di Caltanissetta dopo le frasi pronunciate sul 7 ottobre

L'imam di via Saluzzo, Mohamed Shahin

L'imam di via Saluzzo, Mohamed Shahin

Lo studente genovese morto da “foreign fighter” in Siria dodici anni fa. E il “filosofo dell’Isis” arrestato dalla Digos di Torino che minacciava di «uccidere tutti i cristiani». Sono le “amicizie pericolose” di Mohamed Shahin, l’imam della moschea di via Saluzzo rinchiuso da giorni nel Cpr di Caltanissetta dopo le frasi pronunciate sul 7 ottobre. Nel corso dell’udienza che si è tenuta in Corte d’appello venerdì scorso, e nella quale il 46enne imam ha affermato: «Non sono un sostenitore di Hamas e non sono una persona che incita alla violenza», sono emersi i suoi legami con due personalità piuttosto controverse e che hanno portato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a definirlo «un elemento pericoloso per lo Stato italiano».

In sostanza a Mohamed Shahin, 46 anni, da 20 in Italia, sono stati contestati due contatti. Il primo è quello con Gabriele Ibrahim Delnevo, uno studente originario di Genova, convertito all’islam e ucciso da “foreign fighter” in Siria nel 2013 all’età di 23 anni. Delnevo e Shahin erano stati fermati nel marzo del 2012, per un controllo occasionale, in Liguria, nella città di Imperia. Mohamed Shahin alla corte ha però spiegato di non avere conosciuto bene Delnevo.

Il secondo legame è invece con il “filosofo dell’Isis”, al secolo Halili Elmahdi, il marocchino che progettava gli attentati durante la sua permanenza in galera (è stato nelle carceri di Torino, Ferrara, Sassari e Cagliari) e che nel maggio dell’anno scorso è stato arrestato dagli agenti della Digos e portato in carcere alle Vallette. Elmahdi, già condannato nel 2019 con sentenza divenuta irrevocabile nel 2022, aveva continuato ad avere legami con lo Stato islamico, dichiarando sempre e con orgoglio la sua appartenenza all’Isis. Ad essere contestata a Mohamed Shahin è un’intercettazione, agli atti dell’ultima inchiesta su Halili Elmahdi, nella quale il “filosofo dell’Isis” diceva a un suo contatto di andare proprio alla moschea di via Saluzzo. Alla giudice Maria Cristina Pagano, Mohamed Shahin ha spiegato di avere visto Halili Elmahdi, in alcune occasioni, frequentare il centro di preghiera, ma nulla di più.

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