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La ricerca
17 Dicembre 2025 - 19:13
Una semplice credenza può modificare ciò che percepiamo sul nostro corpo. È quanto emerge da uno studio condotto dal Manibus Lab dell’Università di Torino in collaborazione con l’Università di Milano-Bicocca, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), una delle riviste scientifiche più autorevoli a livello internazionale.
La ricerca, intitolata “Body ownership gates tactile awareness by reshaping the somatosensory functional connectivity”, dimostra che la percezione del tatto non dipende solo dallo stimolo fisico, ma anche dal senso di appartenenza corporea. Il cervello, in sostanza, percepisce un tocco solo se riconosce come “propria” la parte del corpo coinvolta: la credenza sul corpo funziona come un vero e proprio interruttore che accende o spegne la consapevolezza tattile.
Per indagare questo meccanismo, il team di ricerca ha utilizzato la illusione della mano di gomma, un paradigma sperimentale che permette di alterare temporaneamente la rappresentazione corporea. Dopo aver indotto nei partecipanti la sensazione che una mano artificiale fosse la propria, sono stati applicati stimoli tattili sia sulla mano finta sia su quella reale.
I risultati mostrano che, quando la mano di gomma viene percepita come parte del proprio corpo, i partecipanti riferiscono di sentire il tocco anche se questo è applicato esclusivamente sulla mano artificiale. Al contrario, il tocco reale sulla mano vera risulta meno percepibile, come se il cervello ne attenuasse l’intensità.
Per comprendere cosa accade a livello neurale, i ricercatori hanno combinato elettroencefalografia (EEG) e stimolazione magnetica transcranica (TMS), due metodiche neurofisiologiche non invasive. L’integrazione delle tecniche ha consentito di osservare in tempo reale la connettività funzionale tra le aree cerebrali coinvolte nella percezione del tatto.
I dati indicano che la corteccia somatosensoriale primaria, responsabile dell’elaborazione tattile, modula il proprio dialogo con altre regioni cerebrali in modo coerente con la credenza del partecipante. Quando il tocco è osservato sulla mano di gomma riconosciuta come “propria”, la comunicazione tra le aree cerebrali aumenta; quando invece il tocco interessa la mano reale temporaneamente esclusa dalla rappresentazione corporea, questa comunicazione si riduce.
Lo studio apre prospettive rilevanti anche sul piano clinico. Comprendere come la credenza influenzi la percezione tattile potrebbe avere importanti applicazioni nella riabilitazione dopo amputazioni. In futuro, protesi sempre più avanzate potrebbero sfruttare la capacità del cervello di “sentire con gli occhi”, restituendo sensazioni tattili più naturali e migliorando l’integrazione del dispositivo nel corpo del paziente.
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