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Il fatto
22 Dicembre 2025 - 07:12
Parte dal marciapiede, dai volantini distribuiti nel fine settimana nelle piazze. La campagna per il sì al referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati entra nel vivo anche in Piemonte, dove gli avvocati della Camera penale Vittorio Chiusano hanno avviato il primo giro di informazione ai cittadini. Il voto sarà in primavera e non è previsto quorum. Il risultato sarà valido indipendentemente dal numero dei votanti. Il quesito è netto. Se vincerà il sì, le carriere di giudici e pubblici ministeri diventeranno separate, senza più la possibilità di passare da un ruolo all’altro, come avviene oggi. Se prevarrà il no, l’assetto resterà invariato. A spiegare le ragioni del fronte favorevole è il presidente della Camera penale, Roberto Capra: «Diamo voce alla maggioranza dei penalisti, che è per la quasi totalità favorevole alla riforma». Maurizio Basile, vicepresidente e coordinatore del comitato per il sì: «È una battaglia di civiltà giuridica e liberale. Non è politica, non è destra o sinistra. Attendiamo da sempre un giudice terzo ed equidistante». Il tema della terzietà è il punto su cui insistono gli avvocati penalisti. Alberto De Sanctis racconta un confronto informale avuto con un giudice: «Parlavamo di separazione delle carriere e mi ha chiesto come potrà fidarsi dei magistrati, anche quelli bravi, se passerà la riforma. È questo il punto: i giudici non devono fidarsi dei pm né degli avvocati». Per l’avvocata Emilia Rossi la separazione delle carriere «metterà davvero sullo stesso piano chi accusa e chi difende». L’avvocato Claudio Strata: «Tutti i giorni vediamo perché serve questa riforma. Spesso i giudici insistono per acquisire tutti gli atti d’indagine delle procure e danno più credito ai testimoni dell’accusa che a quelli delle difese. Serve più distanza tra chi giudica e chi accusa».
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