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I riconoscimenti

Torino onora i Giusti tra le Nazioni: da don Cossavella ai coniugi Rivella e Albezzano

Giusti tra le Nazioni tra coraggio, rifugi segreti e memoria collettiva

Torino onora i Giusti tra le Nazioni: da don Cossavella ai coniugi Rivella e Albezzano

Giovedì 18 dicembre, nella cornice della Sinagoga di piazzetta Primo Levi, sono state consegnate le onorificenze di Giusti tra le Nazioni a Maria e Mario Rivella, Ernesto e Luigina Albezzano e a don Stefano Cossavella.

Il riconoscimento, la più alta onorificenza civile dello Stato d’Israele, celebra persone non ebree che hanno rischiato la propria vita per salvare anche un solo perseguitato dal genocidio nazista; come nel caso dei coniugi Albezzano e Rivella che hanno ospitato, prima gli uni poi gli altri, nella propria casa la famiglia Disegni, industriali torinesi ebrei costretti a nascondersi con un'identità falsa, dopo aver perso tutti i loro beni, nel periodo delle leggi razziali.

Al centro della cerimonia, la figura di don Stefano Cossavella, indimenticato parroco di Muriaglio. Per venti interminabili mesi, dal settembre 1943 fino alla Liberazione, il sacerdote trasformò la sua parrocchia in un rifugio per la famiglia del medico ebreo Armando Morello.

Don Cossavella costruì nascondigli fisici e resistette con fermezza a rastrellamenti e minacce. "Gli puntavano il fucile addosso accusandolo di nascondere ebrei", ha ricordato il nipote Alessandro Vigna Atton durante il ritiro della medaglia. Il prevosto, scomparso nel 1965, ha agito con discrezione, lasciando che per decenni la sua storia rimanesse un segreto prezioso della comunità canavesana.

A far riemergere questa vicenda dal passato è stato il nipote del medico salvato, Davide Morello. La scintilla della ricerca è stata una lettera del 1965 pubblicata su Specchio dei tempi, la rubrica de La Stampa, in cui Armando Morello ringraziava pubblicamente don Cossavella per aver accolto la sua famiglia "con amore, affetto e assoluta dedizione", esponendosi a un rischio gravissimo.

Grazie alla collaborazione con l’Anpi di Castellamonte e al lavoro di storici locali, quella gratitudine privata è diventata oggi memoria collettiva.

Mentre Armando si salvava grazie al parroco, suo fratello Sergio, ufficiale partigiano, veniva catturato e fucilato dai tedeschi il 2 maggio 1945. Anche in quell'occasione, don Cossavella sfidò i comandi nazisti recuperando la salma nella notte per allestire la camera ardente: un estremo atto di pietà che sancì il suo legame indissolubile con la famiglia.

Il nome di don Stefano Cossavella sarà ora inciso per sempre sul muro dello Yad Vashem a Gerusalemme, accanto a figure come Carlo Angela, padre di Piero Angela. È un promemoria per le nuove generazioni: la scelta di restare umani, anche quando tutto intorno spinge verso l'odio, resta l'atto più rivoluzionario possibile.

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