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Il caso

Da Gaza a Torino, l'Italia accoglie Tarek Al-Farra

Ammesso a Lisbona ma bloccato dalla guerra e dai visti, lo studente palestinese trova accoglienza grazie ai corridoi universitari

Da Gaza a Torino, l'Italia accoglie Tarek Al-Farra

Torino, non Lisbona. Il destino universitario di Tarek Al-Farra, studente palestinese di 23 anni, ha cambiato rotta dopo mesi di attese, appelli e proteste rimaste senza esito. Ammesso inizialmente a un master in Studi inglesi e nordamericani alla Universidade Nova di Lisbona, oggi Al-Farra studia Diritto comparato nell’economia all’Università di Torino. Con lui, in Italia, c’è anche il fratello Fares, iscritto a Scienze politiche all’Università di Bari. La sua storia è stata a lungo al centro del dibattito pubblico in Portogallo. Lo scorso luglio Tarek aveva ricevuto la comunicazione ufficiale di ammissione all’università lisbonese e aveva versato 1.800 euro come anticipo sulle tasse. Ma viveva in un campo profughi a Khan Younis, nella Striscia di Gaza, e per lasciare il territorio, in piena guerra, aveva bisogno di un visto. Le autorità portoghesi gli hanno però indicato una procedura di fatto impraticabile: una sola settimana di tempo per raggiungere la sede consolare a Ramallah, in Giordania, e presentare la richiesta. Un viaggio impossibile da Gaza. Il caso ha mobilitato studenti, docenti e associazioni, dando vita a manifestazioni di solidarietà nel mondo universitario portoghese. Senza risultato. «Mentre il Portogallo esitava, l’Italia avanzava», ha scritto Cnn Portugal raccontando l’esito finale della vicenda. Attraverso il programma IUPALS – Italian Universities for Palestinian Students, inserito nei cosiddetti corridoi universitari, il governo italiano ha garantito l’uscita di Tarek e di suo fratello, coprendo integralmente i costi e assegnando a entrambi una borsa di studio. Oggi Tarek è a Torino, Fares a Bari. Al canale televisivo portoghese, l’Ambasciata italiana a Lisbona ha confermato che sono oltre cento gli studenti e ricercatori palestinesi già accolti tramite questi corridoi e che dall’inizio del conflitto circa 1.350 palestinesi sono stati trasferiti in Italia per cure mediche o ricongiungimenti familiari. L’Università di Lisbona ha riconosciuto che la mobilitazione della comunità accademica non è stata sufficiente a portare lo studente in Portogallo e ha annunciato che rimborserà i 1.800 euro di tasse universitarie già versate. Una chiusura formale, dopo mesi di attesa.

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