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Blitz contro la 'ndrangheta a Torino: otto arresti

In manette c'è anche un boss arrestato per "Minotauro"

E' in corso, dalle prime luci dell'alba a Torino e provincia, una maxi-operazione della polizia in esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di otto persone ritenute responsabili, a vario titolo, di estorsione, sequestro di persona, violenza privata, porto e detenzione di arma comune da sparo e lesioni personali, aggravati dal metodo mafioso. L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip del Tribunale di Torino, su richiesta dalla locale Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia. Tra le persone arrestate c’è anche Giacomo Lo Surdo, già finito in manette nell'operazione "Minotauro" e accusato di estorsione con l’aggravante mafiosa. Un personaggio noto nel panorama della ‘ndrangheta torinese ed ex leader del gruppo del tifo organizzato juventino "Arditi". Tutti gli arrestati si trovano ora in carcere a Torino. In Procura, il caso è stato affidato al sostituto procuratore Manuela Pedrotta.

Arresti eseguiti dopo un'indagine della Sezione Investigativa di Torino nei confronti di Francesco Ferrara, 48enne di Rosta, "re dei mercatini di Natale" e attivo anche nel settore del caffè e nell’ambito dell’organizzazione di grandi eventi enogastronomici, titolare di numerose attività commerciali. Dalle indagini è emersa una sua salda contiguità con elementi di spicco della ‘ndrangheta torinese. Ferrara, protetto da esponenti di vertice della criminalità organizzata, esercitava nei confronti dei suoi collaboratori, creditori e debitori una forte intimidazione che spesso culminava in atti violenti e minacce, scegliendo in base al profilo della vittima gli "amici" più idonei. Uno degli episodi più eclatanti, verso un ex collaboratore, che aveva chiesto con un’azione legale il pagamento di 20mila euro di provvigioni per l’attività svolta. Ai suoi danni è stato organizzato un vero e proprio agguato per costringerlo a rinunciare all’azione legale. La vittima è stata picchiata e minacciata con una corda al collo e privata della libertà personale. Analoghe modalità mafiose sono state utilizzate per costringere altre vittime ad assecondare le richieste del 48enne Ferrara, che si è avvalso della collaborazione di appartenenti alla ‘ndrangheta o alla criminalità comune. 

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