Cerca

L'evento

I sostenitori italiani di Putin riuniti a Torino: «La guerra non esiste, solo l'operazione militare speciale»

In occasione del congresso del nuovo partito "Italia Unita" fondato da Amedeo Avondet

Guerra e pace sembrano essere termini tabù per i filoputiniani, quelli che ieri si sono riunti in via Bossi a Torino, in uno scantinato (quasi fosse una catacomba), per il battesimo del nuovo partito “Italia Unita”. Non c’è guerra e non c’è pace neppure per Piotr Tostoj, vice presidente della Duma (uno degli invitati), trisnipote di Lev (Tostoj), autore di “Guerra e pace”, il più grande capolavoro di letteratura russa. Per i seguaci piemontesi di Putin e per i loro invitati (italiani e russi), c’è solo un modo per spiegare ciò che avviene in Ucraina: «L’operazione militare speciale», punto e basta.

Dello stesso autore:

Truffa delle bollette

Lavori e disagi sulla tangenziale di Torino fino al 31 luglio

«E se questa non finirà bene per noi - ha detto ieri Michail Zvinchuk, gestore di alcuni canali Telegram che aggiornano gli iscritti sullo stato dei combattimenti -, l’Italia e l’Europa resteranno sotto il giogo degli Stati Uniti». E la cosa certo non va a genio al giovanissimo promotore e fondatore del nuovo partito, Amedeo Avondet, 22 anni, torinese, un passato come militante di Fratelli d’Italia, poi fuoriuscito per abbracciare «senza se e senza ma», la causa della Russia “neo zarista”. Per Avondet è necessario «il recupero della sovranità nazionale e un’amicizia forte e duratura con la Russia e con altri Paesi storicamente amici. Per fare ciò intendiamo ridiscutere completamente i trattati europei sfavorevoli, uscire dall’ Euro, uscire dalla Nato. Vogliamo eliminare completamente ogni sanzione imposta alla Federazione Russa e introdurre un trattato sul libero accesso senza visto per i cittadini russi, argentini e armeni». Un programma ambizioso che contrasta (almeno all’apparenza) con l’ambiente nel quale ieri è avvenuto il consesso. Le luci al neon che illuminano una cantina buia, i collegamenti video con Mosca che non funzionano («ci siamo dimenticati di comprare un cavo per l’apparecchiatura»), le sedie in formica e in plastica, i muri scrostati per l’umidità.

Anche l’investigatore della Digos lì per servizio, viene colto da una serie di sbadigli. Avondet aveva intuito che la noia avrebbe potuto essere un nemico, e per questo aveva previsto una lunga pausa caffé prima, e il pranzo poco dopo, seguito ovviamente da un secondo caffé. Insomma, chi si aspettava di trovare arazzi, affreschi e lampadari di cristallo in stile Cremlino in qualche albergo chic della città, è rimasto deluso

«Ma guai a sottovalutare chi all’inizio si raduna in un sottoscala», spiega un uomo di mezza età, all’apparenza russo perché ha la barba lunga come quella di un pope, ma invece è italianissimo e vive a San Donato. Dalle catacombe in avanti, infatti, la storia presenta esempi di come minoranze si siano trasformate in maggioranze anche nel volgere di pochissimo tempo. Forse è questo che anima i torinesi filoputiniani: «Almeno il 35% degli italiani è con Putin», ha più volte ripetuto Avondet, seduto al tavolo degli oratori sotto una bandiera bianca con la “Z” stilizzata di colore azzurro. Con lui un’altra giovane attivista, Marta Marzi, biondissima da sembrare russa, ma italiana a tutti gli effetti. Avondet, Marzi, Giuseppe Ventura e Paolo Marsi sono i membri del direttivo del nuovo partito. Poi c’è un ospite, italiano, Ivano Verra, già candidato a sindaco di Torino per Italexit che prende la parola: «Sono riemerso dopo un lungo periodo nel quale mi sono imposto il silenzio, accettando di buongrado l’invito di Avondet». In realtà la platea si infiamma quando prende la parola Irina Sokolova, una signora russa che vive in Toscana: anche lei parla di «operazione militare speciale», ma lo fa con maggiore determinazione rispetto gli altri e si guadagna l’applauso. Una prova ufficiale di partito, quella di “Italia Unita”, così artigianale da allontanare ogni sospetto: difficile, molto difficile che in quella platea si nascondesse qualche agente segreto o una spia venuta dall’Est a fare non si sa bene cosa. “Mutatis mutamdis”, coincidenza vuole che in via Bossi al civico 28, dove si è svolto il congresso nazionale filo Putin, abbia sede anche l’associazione culturale “Il Laboratorio”, fondata da Mauro Carmagnola, attuale “Deus ex Machina” della nuova Democrazia Cristiana. Quando si varca il portoncino di ferro a piano strada del palazzo, sembra quasi di immergersi in una “realtà parallela” dove all’ ammezzato sopravvivono i pochi nostalgici dello Scudo Crociato e in cantina, invece, altri tramano per emergere dall’ombra. Intanto in Ucraina la guerra impazza e la pace è lontana, scriverebbe Tostoj (ma il trisavolo Lev).

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.