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IL BORGHESE

Addio cabine telefoniche, saranno tutte rimosse

Leggi il commento di Claudio Neve

Pescare un gettone dal sacchettino in tasca, metterlo nel telefono e sentire la voce della fidanzatina dall’altra parte della cornetta. Parole d’amore da sussurrare in fretta, perché i gettoni costano 200 lire e gli scatti corrono. Ricordi di estati lontane, destinati a restare definitivamente solo più nella nostra memoria. Perché prima in pensione ci sono andati i gettoni, sostituiti dalle tessere, e ora ci andranno anche le ultima cabine telefoniche che ancora resistevano stoicamente a cellulari e smartphone. Tim infatti è stata autorizzata a eliminare tutte le postazioni telefoniche pubbliche del Paese: poco più di 16mila in tutta Italia. Tutte destinate a sparire, con poche eccezioni: a resistere saranno infatti solo gli apparecchi pubblici che si trovano in ospedali, carceri e caserme, oltre a quelli che si trovano in zone non raggiunte dalle reti mobili. Facile intuire quante possano essere in tempi di 5G.

E del resto, ora che ognuno di noi il proprio telefono se lo porta in tasca, le cabine erano ormai retaggio di un’epoca sparita. Secondo un sondaggio Swg, solo lo 0,5% degli italiani ha usato una cabina nei tre mesi precedenti l’intervista, Addirittura, il 12% della popolazione non l'ha mai utilizzata: chi è nato negli anni 2000 fatica a immaginare un’epoca in cui il cellulare non esisteva. E così bisogna rassegnarsi: le cabine «non sono più indispensabili» per il 70% degli italiani. E quindi spariranno anche dalle strade torinesi, dove secondo l’elenco disponibile sul sito Tim (anche se viene il dubbio che non sia troppo aggiornato) sarebbero ancora più di 900. Anzi, a dire la verità stanno già sparendo, come dimostra il “cimitero della cabine” che si trova in strada del Drosso 126, dove da tempo vengono portate tutte quelle che mano a mano vengono dismesse. Cabine che a Torino in alcuni casi non vengono più utilizzate anche perché distrutte dai vandali o trasformate in “case” da senzatetto e sbandati. Oppure, in un lodevole tentativo di dare loro una destinazione più nobile, come avvenuto in piazza Peyron, trasformate in “cabine dell’arte diffusa”, buone anche per un tentativo di bookcrossing, lo scambio gratuito di libri usati.

Ma le cabine telefoniche, forse non tutti lo sanno, ormai compaiono anche nella toponomastica non ufficiale di Torino, più o meno come la in realtà inesistente piazza Carlina. A Barriera di Milano, infatti, all’incrocio tra via Mercadante e via Cherubini, sorge una piazza che non ha mai ricevuto alcun nome ufficiale. Al centro, una grande rotonda con alberi, panchine e tre cabine telefoniche. E così quella è diventata per tutti “piazza tre cabine”, nome talmente diffuso che ormai, in assenza di una intitolazione ufficiale, è chiamata così anche su Google Maps. E così, anche di queste tre cabine tra poco resterà traccia solo più nei cellulari che ne hanno decretato la morte.

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