Tre persone sono state arrestate dalla squadra mobile di Torino per aver
rapito, il 24 aprile dell’anno scorso,
un commerciante d'auto di 28 anni, nella zona di
corso Lanza, chiedendo come riscatto la cifra mostruosa di 3 milioni di euro.
In manette sono finiti
Angelo Alosi (58 anni), già condannato in passato per omicidio; il venditore d’auto
Christian Conversano (30) e il carrozziere
Simone Aleccia (48).
INCAPPUCCIATO E PORTATI IN UN GARAGE VICINO ALLO STADIUM.
Indossavano
pettorine della polizia, quando sequestrarono
Ivan Napoli, giovane imprenditore nato a Reggio Calabria: la vittima era appena uscita da un albergo e si stava dirigendo verso la sua auto, quando venne incappucciata e costretta a salire sul sediolino posteriore della vettura. Al volante, un amico del 28enne (i due erano insieme) che fu costretto a guidare l'auto fino a un
garage nei pressi dello Juventus Stadium.
L'ERRORE FATALE DEI SEQUESTRATORI.
Il 28enne venne
legato con delle fascette da elettricista e più volte
picchiato: gli venne quindi intimato di consegnare i soldi che, secondo i sequestratori, l'uomo possedeva.
Fu poi obbligato a chiamare un amico che avrebbe dovuto recarsi a casa sua per prendere contanti e preziosi. Dopo la telefonata, Napoli venne liberato dalla stretta delle fascette, ma accadde un fatto che si rivelò fatale per i sequestratori.
Nel cercare di tagliare con un coltellino la fascetta, infatti, uno dei sequestratori
ferì la vittimaal polso, provocandole un'abbondante fuoriuscita di sangue. A quel punto, perso il controllo della situazione e con la ferita che non voleva saperne di rimarginarsi, gli aguzzini decisero di liberare il 28enne, che fu accompagnato da Conversano al pronto soccorso, dove i medici gli saturarono il taglio. Il giorno dopo il commerciante d'auto denunciò l'accaduto ai carabinieri, che trasferirono gli atti alla polizia.
LE INDAGINI.
Le indagini avviate dalla squadra mobile di Torino e coordinate dalla Dda, grazie anche all'analisi di dati telefonici, hanno permesso, dopo mesi di indagine, di ricostruire nel dettaglio la dinamica degli eventi e le persone coinvolte. E' stato anche individuato il “covo” dove il malcapitato imprenditore era stato tenuto segregato per oltre sette ore e dove era stato ferito al polso. Sul pavimento, nonostante il tentativo, da parte dei malviventi, di cancellare ogni traccia con la
varichina, gli uomini della scientifica riuscirono a trovare anche tracce del dna della vittima.
Oltre ai tre arrestati,
anche un’altra persona ha partecipato al rapimento: si tratta di
B.F. (35) carrozziere e venditore di auto.
Scappato a Dubai dopo il primo ordine di arresto emesso dal Gip, è attualmente libero per un vizio di forma. Si attende la decisione della Corte di Cassazione, che dovrà esprimersi sul ricorso presentato dai difensori contro la decisione del Tribunale del Riesame di Torino, che ha nuovamente disposto la sua carcerazione.
Gli autori materiali del sequestro, secondo gli indizi raccolti, risultano essere proprio B.F. e Alosi, che si sono avvalsi di un basista e di un fiancheggiatore, i quali hanno agevolato il sequestro lampo, condotto in pieno giorno e in pieno centro città.
Le indagini, coordinate dai pm Paolo Toso e
Monica Abbatecola, si sono scontrate con l'omertà di tutti i protagonisti della vicenda. "E' stata un'indagine complessa sia dal punto di vista tecnico scientifico sia dal punto di vista investigativo - commenta il dirigente della squadra mobile di Torino,
Marco Martino - I soggetti coinvolti nell'episodio, sia la vittima che i sequestratori, sono pregiudicati di elevato spessore criminale. Non si escludono interessi pià alti della criminalità locale".
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