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«In Rsa anziani senza il vaccino. Mio papà da gennaio è isolato»

Visite ancora vietate in ospizio, nonostante la riapertura del ministro Roberto Speranza agli incontri tra ospiti e famigliari nelle Rsa, firmata lo scorso 8 maggio e applicata a discrezione delle strutture. Anche se oltre il 97% delle strutture è ritenuto “Covid free” dalla Regione, sono molti i parenti che ancora non riescono a riabbracciare i propri cari, a volte per il fatto che non tutti gli ospiti siano ancora stati vaccinati. In alcuni casi per espressa volontà delle famiglie. È successo a Rivarolo, dove a separare Elena e suo padre Aldo, 81 anni, oltre la porta della Comunità “La Torre” dell’Anffas c’è più di un vetro trasparente che sembra il solco di un abisso. La malattia dell’anziano, che fatica a capire perché non possa ancora riabbracciare la figlia e sia costretto a vederla andare via, ogni volta, senza poterle sfiorare nemmeno la mano.

«Mio padre è affetto da demenza senile e non capisce perché io non posso entrare nella stanza con lui. Non capisce, piange e si dispera. Si attacca al maniglione antipanico e mi urla di andare da lui. Non capisce perché non può abbracciarmi o anche solo stringermi la mano» racconta lei stessa, sfogandosi con un lungo “post” su Facebook in cui racconta la sua storia. «Ho preso la decisione di evitare a entrambi questa sofferenza. Ho smesso di andare a trovarlo a gennaio. A lui fa meno male così. Speravo che con l’arrivo dei vaccini avrei potuto finalmente riabbracciarlo ma non è stato così» scrive Elena, accompagnando il racconto con una fotografia in cui Aldo allunga il braccio come potesse andar oltre quella parete quasi invisibile, eppure invalicabile. E dire che Aldo è stato vaccinato ma non basta, non tutte le famiglie hanno fatto la stessa scelta e firmato il consenso all’iniezione.

«Purtroppo - conferma Elena - non tutti hanno dato l’autorizzazione a vaccinare i propri cari». E che la sicurezza debba essere la priorità a malincuore lo conferma anche il presidente dell’Anffas, Giancarlo D’Errico. «Capiamo i sentimenti ma abbiamo l’obbligo di garantire la sicurezza di tutti - ribatte -. Se gli operatori sono tutti protetti, non c’è un vincolo per gli ospiti delle strutture e in assenza di un “pass” che garantisca le visite in sicurezza, dobbiamo applicare protocolli che possono sembrare severi».
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