l'editoriale
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04 Febbraio 2022 - 07:30
Un attimo di distrazione, la finestra aperta e un gioco che diventa una tragedia terribile, talmente grande e assurda da far fatica a descriverla.
È morto così Adam Janati. La fantasia dei suoi 15 mesi aveva trasformato il divano di casa in una vetta da conquistare, mentre la nonna e la zia cui era stato affidato dai genitori erano indaffarate in cucina. Lui si è arrampicato sul sofà in salotto, attirato dal tepore del sole primaverile che splendeva fuori dalla finestra dell’ottavo piano come una falena da una luce. Un passo dopo l’altro, sulle sue gambe ancora incerte, è riuscito a salire fin lassù in cima. Prima sullo schienale, poi sul davanzale. Voleva guardare fuori ma la finestra, purtroppo, era stata lasciata aperta o lui stesso, come sembrerebbe dai primi accertamenti, è riuscito in qualche modo a spalancarla. Un attimo dopo è caduto giù. Un volo terribile, più di venti metri e lo schianto in cortile, tra il muro e le auto parcheggiate.
Sul posto sono accorse le ambulanze del 118 ma per Adam non c’era più nulla da fare e i sanitari hanno dovuto invece occuparsi della zia, colta da malore alla vista del nipotino privo di vita e trasportata sotto shock al San Giovanni Bosco. Le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia Oltre Dora e del nucleo Investigativo, coordinati dalla pm Laura Longo. I militari della scientifica sono rimasti a lungo in via Pacini 1, un palazzone Atc già teatro due anni fa di una tragedia che aveva coinvolto un altro bambino. Hanno eseguito tutti i rilievi del caso, nell’appartamento e in cortile. Troppo recente il tragico episodio di Fatima, morta due settimane fa, apparentemente dopo essere precipitata da un balcone di via Milano da cui invece, secondo le accuse, sarebbe stata fatta cadere dal patrigno. Questa volta però non ci sono elementi che facciano pensare a uno scenario simile: il corpo di Adam era molto vicino al palazzo, segno di una caduta verticale. Tutto regolare in casa e anche i vicini non hanno sentito o visto nulla di strano. Per escludere definitivamente qualunque dubbio, con ogni probabilità ora la pm chiederà di eseguire l’autopsia sul corpo del piccolo e poi, in base alle indagini che saranno svolte dai carabinieri, deciderà se contestare l’omessa custodia alle parenti cui il piccolo era stato affidato.
Adam, italiano di origini marocchine, viveva in via Alimonda con mamma Sara e papà Ayoub in un appartamento che era in fase di ristrutturazione. Proprio per lasciare spazio agli operai, da qualche tempo la famiglia era tornata in via Pacini, ospite dei nonni materni. Ieri mattina, Sara è andata a lavorare con il padre in un ufficio di traduzioni vicino al consolato del Marocco e anche il papà è uscito per lavoro. Come tutti i giorni, il loro unico figlio è stato quindi affidato alla nonna Fatiha, 54enne, e alla zia Hala, 22enne. Poi, poco prima dell’ora di pranzo, la tragedia.
Sul posto sono velocemente accorsi i numerosissimi parenti della coppia. Il nonno e le sorelle si sono stretti alla madre, nella comprensibile disperazione del momento. Il papà invece non se l’è sentita di vedere suo figlio privo di vita ed è rimasto lontano mentre i carabinieri hanno tentato, con poca fortuna, di parlare con la nonna e la zia, entrambe troppo sconvolte per fornire una testimonianza precisa: «Eravamo in cucina - hanno detto tra i singhiozzi - lui stava giocando in salotto. Non ci siamo accorte di nulla».
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