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«Ti prego non uccidermi...». La supplica del rapinatore

Gioielliere

«Non volevo che la facessero franca, per questo motivo ho inseguito i rapinatori. Quando uno di loro era a terra, mi ha supplicato di non ucciderlo e io l’ho lasciato andare». Sono le rivelazioni che Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane Cavour imputato per omicidio, ha fatto ad alcuni consulenti incaricati di analizzare le sue condizioni psichiatriche al momento del fatto. I documenti che hanno scritto i professori esperti in psichiatria - il consulente del pm e quello delle parti civili - sono stati consegnati ieri alla Corte d’assise di Asti, presieduta dal giudice Alberto Giannone.

Secondo l’accusa però, il rapinatore che supplicò il gioielliere, Andrea Spinelli, sarebbe già stato ferito a morte prima di subire i calci dell’imputato, che poi si fermò. Quando ormai, appunto, ci sarebbe stato poco da fare. È stata una udienza importante, quella di ieri, non solo per le “rivelazioni” lasciate dall’imputato agli psichiatri che lo avevano sentito. Ma anche perché, ieri in aula, hanno parlato, della psiche del gioielliere, i consulenti incaricati di analizzare le sue condizioni psichiatriche al momento del fatto.

Erano le 18.45 del 28 aprile 2021 quando le telecamere avevano inquadrato i rapinatori arrivare a bordo di una Ford Fiesta bianca e parcheggiare sul retro del negozio dell’imputato. Era entrato per primo Andrea Spinelli, morto poco dopo nella sparatoria, dopo essersi finto un cliente. Giuseppe Mazzarino, l’altro rapinatore ucciso, con un coltello, aveva legato e minacciato la figlia e la moglie dell’imputato. I due, insieme a un terzo uomo, erano scappati dalla gioielleria, dal retro. Roggero li aveva inseguiti con una pistola recuperata dal cassetto della gioielleria, e, raggiunti i banditi vicino alla vettura, aveva sparato cinque colpi. Un rapinatore era fuggito. Spinelli, già ferito a morte, era finito in mezzo alla strada esanime. Qui avrebbe supplicato il gioielliere: «Ti prego, non uccidermi».

Secondo quanto è emerso dal consulente psichiatrico del pm di Asti, Roggero sarebbe stato capace di intendere al momento del fatto. Ma sulla «capacità di volere» ci sono dubbi. Quella del gioielliere potrebbe essere stata «condizionata» dal trauma subito in passato, nel 2015, quando altri rapinatori avevano fatto irruzione nella sua boutique. Un incubo, quello che il gioielliere aveva vissuto all’epoca, che si è nuovamente materializzato sei anni dopo. Il gioielliere quindi, nel premere il grilletto contro i rapinatori che poi morirono, forse non avrebbe voluto davvero «la morte» degli assalitori. Per fugare ogni dubbio, il pm ha chiesto alla Corte di nominare un perito, affinché venga effettuata una perizia del tribunale, super partes. Secondo la consulente delle parti civili, che si è espressa ieri, l’imputato sarebbe invece stato capace di intendere e di volere senza che tali capacità fossero «scemate».

Il super perito, se i giudici decideranno (ieri si sono riservati) di nominarlo, potrà forse rispondere alla domanda chiave: il gioielliere sparò perché riemerse il suo tragico vissuto del 2015? Oppure era lucido del tutto? Di certo, è stato detto ieri dagli psichiatri, Roggero «non era psicotico» e «non aveva malattie mentali». Al momento dei fatti, hanno concordato gli esperti, stava vivendo «uno stato emotivo intenso». Ma non «sufficiente da inficiare la capacità di intendere e di volere». Intanto, ci si attende che alla prossima udienza depositi il proprio lavoro anche il consulente della difesa.

Secondo il pm Davide Greco, il gioielliere - il giorno della tragedia - non avrebbe avuto il porto d’armi e avrebbe detenuto il revolver senza alcuna autorizzazione. L’accusa contesta all’imputato l’omicidio doloso plurimo (sono due le vittime) il tentato omicidio (del terzo rapinatore sopravvissuto), e, appunto, il porto illegale di arma. L’orafo, dopo avere sparato, era tornato verso il negozio, dove c’erano legate la figlia e la consorte.

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