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Crollo di via Genova, ci sono 5 indagati: «L’autogru montata in modo sbagliato»

autogru via genova torino selfie

Un’autogru progettata e montata male fin dall’inizio. Un piano di sicurezza non rispettato. Per finire, una manovra sbagliata. Furono molteplici, secondo la procura, e a cascata, gli errori che provocarono la tragedia di via Genova, dove persero la vita tre operai il 19 dicembre 2021. Il pm Giorgio Nicola ha iscritto sul registro degli indagati cinque persone, estendendo la cerchia delle presunte responsabilità a quasi tutti i ruoli possibili. All’inizio dell’inchiesta, era stato iscritto sul registro soltanto il manovratore: l’uomo che, muovendo il braccio mobile, avrebbe provocato la caduta sbagliando l’aggancio finale. In realtà, il pm ha ipotizzato, dopo avere letto la consulenza tecnica depositata alcune settimane fa, una catena di errori che, dall’alto al basso, coinvolgerebbe tutti gli attori che parteciparono alla costruzione del cantiere del condominio. Per tutti e cinque l’accusa contestata è di omicidio colposo. Oltre al manovratore, sono indagati il responsabile della ditta appaltatrice dei lavori, la società Fiammengo, l’ex titolare della ditta Calabrese che aveva fornito una delle gru, il legale rappresentante di Locagru e la coordinatrice della progettazione e dell’esecuzione dei lavori.

Dagli accertamenti eseguiti e dalla consulenza sulla dinamica del crollo, sarebbe emersa una generale carenza di controlli ma soprattutto un problema di base: l’autogru fornita dalla ditta Calabrese sarebbe stata troppo bassa, non conforme rispetto all’altezza della torre edile. Gli operai avrebbero quindi lavorato in condizioni a rischio, già in partenza. Per risolvere il problema dell’altezza dell’autogru, si sarebbero potuti adottare alcuni accorgimenti, ma, secondo la procura, nessuno avrebbe pensato di farlo.

E, nessuno, nella catena di errori fatale, avrebbe controllato che il piano per la sicurezza fosse stato scritto in maniera corretta e che fosse stato rispettato. In questo quadro, di rischio estremo, l’errore finale sarebbe stato commesso dal manovratore.

A perdere la vita erano stati i tre montatori, Roberto Peretto, 52 anni, Marco Pozzetti, 54 anni e Filippo Falotico, di 20 anni, che precipitarono cadendo da un’altezza di 40 metri.

L’ipotesi principale della procura si basa, dunque, sull’autogru «non idonea». Sarebbe bastato, secondo il pm Giorgio Nicola, consultare il manuale tecnico, per montare la gru a torre e l’autogru nella maniera giusta, senza creare squilibri di altezza. I presunti ulteriori problemi di manutenzione dell’autogru che vi sarebbero stati, secondo gli inquirenti non sarebbero stati incisivi nella catena causale della tragedia. Se qualcuno si fosse accorto di questo errore iniziale, hanno scritto i consulenti, si sarebbe potuto rimediare completando il montaggio con alcuni accorgimenti, lavorando sul posizionamento dell’autogru a una distanza tale da consentire il posizionamento del braccio. La ditta indagata, secondo la procura, avrebbe dovuto verificare poi, perché rientra tra gli obblighi di controllo dell’impresa, il Pos (Piano di sicurezza operativa). Un piano che può essere modificato in base allo stato dell’arte.

Il coordinatore della sicurezza avrebbe dovuto, a sua volta, ricevere e richiedere il Pos e verificare se l’autogru fosse conforme alla torre edile.

«La chiusura delle indagini - dichiara l’assessora al Lavoro e alla Sicurezza della Città di Torino Gianna Pentenero - è un importante passo avanti nella ricerca verso la verità ed è quindi molto positivo. Ogni azione che può portare a chiarire come andarono i fatti in quella tragica mattina, non può che essere valutata con attenzione. Al di là delle singole responsabilità, alla Città interessa sapere la verità. Il nostro impegno è per far sì che tragedie del genere non accadano più».

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