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«Sono il Vescovo, ho messo una bomba» [LE FOTO]

allarme bomba filiale 1
Squilla il telefono al centralino dell’Intesa Sanpaolo di via Cimarosa 86. Sono passate da poco le 9, un’addetta risponde e, dall’altro capo, una voce maschile dice qualcosa come: «Sono il Vescovo, ho messo una bomba nella banca. La disattivo solo se mi pagate».

È cominciata così la mattinata di tensione in Barriera di Milano: nel giro di pochi minuti sono arrivati decine tra pompieri, vigili e poliziotti, cui si è aggiunta l’ambulanza della Croce verde di Villastellone. E il quadrato di vie attorno alla filiale è stato blindato, con i cordoni a delimitare le due estremità di via Cimarosa: gli agenti hanno passato ore a tenere lontani residenti e clienti della banca che, nonostante l’allarme bomba, volevano passare nell’area delimitata a tutti i costi. Come il signor Giovanni: «Sono venuto apposta da strada Cascinotto per un’operazione. Tornerò, mi spiace che si sia bloccata una banca per una mattinata per colpa di farabutti del genere». Nel frattempo le strade intorno a via Cimarosa sono andate in tilt, con il traffico bloccato e gli autobus deviati. I dipendenti dell’Intesa Sanpaolo e i residenti del condominio accanto, circa una ventina di alloggi, sono stati evacuati. La Protezione civile ha messo a disposizione un autobus come “rifugio” per gli sfollati.

«Hanno suonato e ci hanno detto: “Uscite, c’è un allarme bomba” - racconta Luigi, uno dei residenti allontanati - È stato un bel disagio ma non ho avuto paura: oggi questi episodi sono quasi normali. I pericoli sono ovunque, l’unica possibilità per stare tranquilli è chiudersi in casa. Ma così restiamo tutti da soli». Concorda Roberto, titolare della caffetteria Ferrua: «Ormai ci siamo abituati a questi allarmi. Il problema è che, a furia di gridare “al lupo, al lupo”, si rischia di prendere sotto gamba». Alessandro abita nel palazzo di fronte da quasi 20 anni: «Sarei potuto rientrare ma preferisco aspettare fuori. Più per curiosità che per timore che succeda qualcosa». Anche se, subito dopo, ammette: «Questo non è un quartiere tranquillissimo ma un allarme bomba è addirittura troppo anche per noi. Un po’ di paura c’è perché in banca andiamo tutti spesso. E ora c’è anche il pericolo degli anarchici».

Al momento non ci sono conferme su legami con la galassia anarchica e le proteste a sostegno di Alfredo Cospito. Così come resta in dubbio se sia la stessa persona che aveva fatto una chiamata simile in un’altra filiale di Intesa Sanpaolo: «Magari volevano solo concentrare le forze dell’ordine qui per combinare qualcosa altrove - considera ancora il barista - Possiamo dire che si è trattato di uno scherzo di Carnevale di cattivo gusto, visto i disagi che hanno creato».

I dettagli della chiamata e il numero da cui proveniva sono ora al vaglio degli investigatori. Questo “Vescovo” rischia almeno una denuncia per procurato allarme: dopo un paio d’ore dalla sua telefonata, infatti, sono arrivati gli artificieri dei carabinieri e il Nucleo cinofilo della polizia. I due labrador anti-bomba, Basha e Faber, hanno girato la filiale in lungo e in largo ma non hanno trovato nulla. A quel punto, intorno alle 13, le forze dell’ordine hanno potuto dichiarare il “cessato allarme”, riaprire le strade e far rientrare residenti e dipendenti della banca.

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