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Stazioni, che vergogna: clochard e locali vuoti per chi arriva col treno

clochard stazione porta nuova

Parcheggiatori abusivi, beoni, clochard, cantieri infiniti. E negozi chiusi, sia mai che a qualcuno venga in mente di fare la spesa. Porta Nuova e Porta Susa, cioè il biglietto da visita per chi arriva a Torino col treno. Altro che fiore all’occhiello, le due principali stazioni della città offrono un triste spettacolo fatto di degrado e, alle volte, anche insicurezza. Porta Nuova, terza grande stazione italiana, 70 milioni di frequentatori l’anno, è un gigante che a dispetto della recente riqualificazione - anche col nuovo colore rosso della facciata - è sempre più meta di senzatetto.

Barboni che fanno avanti e indietro dal vicino giardino Sambuy - altro luogo di degrado - e che usano la stazione come location in cui chiedere l’obolo al pendolare di turno. I luoghi strategici sono sempre gli stessi: davanti all’ingresso centrale e sui lati di via Sacchi e via Nizza. In quest’ultimo caso, a dar loro manforte ci sono i parcheggiatori abusivi. Magrebini che vessano gli automobilisti quando arrivano al parcheggio. E poi i beoni, anche in pieno giorno, sulle panchine a importunare la gente di passaggio. Il tutto senza dimenticare i borseggi. Insomma un quadretto niente male, per quella che dovrebbe essere la porta d’accesso di Torino. E fa quasi sorridere se si pensa che degrado e incuria, per tacere dei borseggi, avvengono a fianco di un commissariato di polizia.

Ma se Atene piange Sparta non ride. Porta Susa, infatti, offre il triste spettacolo della “cattedrale del nulla”. Una gigantesca galleria di acciaio e vetro vuota per la quasi totalità. Una biglietteria, un bar, un tabaccaio e un McDonald’s, quest’ultimo aperto poco prima di Natale. Nulla di più, nella seconda grande stazione ferroviaria cittadina, peraltro nuova di zecca perché inaugurata a fine 2008. Al piano terra, stupisce la lunghissima fila di negozi mai aperti. “Locale in allestimento”, la scritta che si legge su vetrate anonime. Fare compere è impossibile, chi arriva a Porta Susa - e nella stazione i passeggeri sono 5 milioni all’anno - può solo bere un caffè o addentare un panino. Non c’è più nemmeno la biglietteria del Gtt, chiusa da cinque anni, molto comoda quando bisognava fare l’abbonamento ai mezzi pubblici.

A Porta Susa, gli spazi commerciali sono affidati al gruppo francese Altarea, in base al contratto stipulato anni fa con Rfi. «La pandemia ha rallentato la riqualificazione della stazione - spiega Ferrovie -. Noi abbiamo liberato i locali che la Altarea riteneva più appetibili e in questi mesi abbiamo ripreso le interlocuzioni per far arrivare finalmente i negozi». Non resta dunque che aspettare per vedere se la riqualificazione promessa arriverà. E lo stesso si può dire per Scalo 1856, il grand hotel che deve sorgere sulle ceneri della vecchia Porta Susa. I cantieri sono più lenti che mai, anche a causa del caro-materiali. L’hotel doveva aprire per le Atp 2022 ma la data non è stata rispettata.

Quindi, chi esce col trolley e approda in piazza XVIII Dicembre si ritrova davanti un “grande buco” e un cantiere al palo, ma dell’albergo - che farebbe pure comodo visto che è a fianco di una stazione - non c’è traccia. Il tutto condito da scale mobili e ascensori che, così come nella gemella Porta Nuova, vanno a singhiozzo perché non è raro vederli fermi. E anche qui, i clochard non mancano perché in assenza di negozi, la stazione può tranquillamente fungere da dormitorio.

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