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L’ira dei negozianti in Galleria: «Noi, cacciati dagli americani»

galleria subalpina gn

Il fascino e la storia dei piccoli negozi storici nella Galleria Subalpina scomparirà con l’arrivo delle multinazionali. Il fondo americano Blackstone ha acquistato la galleria per un miliardo e 300mila euro a favore di Reale Compagnia Italiana che deteneva le proprietà in vendita. E ora il timore dei commercianti è quello di «venire sfrattati» dalla nuova proprietà che, a detta loro: «Ha intenzione di cacciarci». Lo sostengono un po’ tutti, e se così fosse sarebbe un danno non soltanto per i tanti piccoli imprenditori che da decenni lavorano sotto il “passage” dal sapore parigino ma anche per l’intera città di Torino che perderà così un pezzo di storia. La “Casa del Libro” ha già chiuso mesi fa e ora anche gli altri storici negozi tremano. «Ci hanno già detto che hanno intenzione di triplicare e quadruplicare l’affitto alla scadenza del contratto» spiega un negoziante che ha preferito rimanere anonimo. Per intenderci, da una cifra media annua di 30mila euro di affitto ora dovrebbero spenderne 100mila. «Abbiamo già ricevuto la visita dell’agente immobiliare - raccontano -, ci hanno chiesto quando abbiamo intenzione di andarcene e ci hanno proposto altre sistemazioni per levare le tende prima della scadenza del contratto. E’ chiaro che stanno cercando di sfrattarci, cancellando la storia e la personalità che caratterizza questo luogo a favore delle grandi firme, come è accaduto in galleria San Federico dove ha appena aperto lo store di Victoria’s Secret, marchio americano, per giunta».

All’interno della galleria, inaugurata nel 1874, su progetto di Pietro Carrera e costruita dalla Banca dell’Industria Subalpina, da cui prese il nome, sorgono luoghi celebri, come il Caffè Baratti & Milano, il Cinema Romano, il ristorante Arcadia di Chiambretti, ma anche altre negozi più piccoli che sembrano destinati a scomparire o a traslocare altrove, come la piccola gioielleria Petit, la galleria Gilbert, l’antiquario Memoria dal Passato, il negozio di oggettistica Babele e l’ottica Gallery, solo per citarne alcuni. Nonni, figli e nipoti che da decenni si sono alternati nelle botteghe della Saubalpina e che presto dovranno fare i bagagli a causa di una decisione imposta dall’alto. Il gruppo statunitense Blackstone a ottobre del 2021 ha infatti acquistato lo storico immobile torinese e altri 13 edifici di altissimo valore in pieno centro a Milano, con la mediazione del gruppo finanziario Goldman Sachs. Colossi contro cui una battaglia legale sembra persa in partenza. Anche se i negozianti assicurano: «Stiamo iniziando a contattare i nostri avvocati perché non ce ne vogliamo andare da qui».

A favore dei piccoli commercianti si è schierata la presidente di Ascom Torino, Maria Luisa Coppa: «I negozianti della Galleria Subalpina hanno già ricevuto gli avvisi di forti aumenti del canone. Non è tollerabile che le multinazionali scalzino il commercio locale».

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