Perché si dice “azzurro Savoia“? E cosa c’entra questo colore con la nazionale di calcio italiana? C’entra eccome; ma, prima di tutto, occorre fare una premessa storica. La tradizione vuole che per la prima volta uno stendardo azzurro - il colore della Santa Vergine Maria - fu inalberato dalla nave ammiraglia di Amedeo VI, nel corso della spedizione che lo portò in Oriente a sostegno del cugino, l’imperatore di Bisanzio Giovanni V Paleologo. Questo colore acquistò nel tempo una certa preferenza nell’araldica sabauda, tanto che la bandiera del Regno di Sardegna era quasi totalmente azzurra, con la croce sabauda relegata nell’angolo sinistro.
E veniamo alla nazionale di calcio: il 6 gennaio 1911, per la prima volta, la squadra italiana giocò indossando una maglietta azzurra contro l’Ungheria. Era una squadra, quella del 1911, con una forte prevalenza lombarda: quasi tutti i giocatori erano nati a Milano, con le eccezioni dei torinesi Domenico Capello ed Enrico Debernardi, dell’aronese Aldo Cevenini, del veronese Giuseppe Rizzi e del siciliano Francesco Calì, che all’epoca giocava nell’Andrea Doria. Era una squadra freschissima: «Quest’anno - scriveva un anno prima, il 13 gennaio 1910, la rivista ufficiale della Figc - anche l’Italia avrà la sua squadra nazionale composta da soli giuocatori italiani. La Figc ha a questo d’uopo incaricata la Commissione Tecnica Arbitrale di mettere assieme una squadra che degnamente sappia rappresentare i colori d’Italia, colla speranza che la vittoria arrida agli undici valorosi atleti».
All’inizio, non era previsto un colore specifico per la maglietta della nazionale. Per lo più, i giocatori usavano una comune maglietta bianca, forse in richiamo della divisa della Pro Vercelli, considerata all’epoca il club italiano più forte. L’azzurro si venne ad imporre dopo la partita del 6 gennaio 1911, scegliendo il colore dei Savoia per spirito patriottico e anche, forse, per devozione religiosa. L’omaggio a Casa Reale era però evidente: sul lato sinistro delle maglie azzurre era inizialmente cucito anche lo scudo sabaudo, una croce bianca in campo rosso, poi eliminato nel corso del tempo.
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Da quel momento, il colore della squadra rimase sostanzialmente lo stesso, con la sola parentesi del fascismo, che introdusse saltuariamente anche la camicia nera (ma soltanto tra il 1935 ed il 1938). Anche con la vittoria della repubblica al referendum del 1946, nessuno pensò di sostituire il colore della nazionale: che così rimase l’azzurro, a testimonianza del forte legame che l’Italia continuava a mantenere, seppur a livello storico, con Casa Savoia e con la sua araldica.
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