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06 Febbraio 2022 - 08:51
Quando si svolsero i solenni funerali di Pio IX, avvenne il finimondo. Nel momento in cui il corteo giunse nei pressi del ponte Sant’Angelo, una masnada di scalmanati iniziò a vociare: «A fiume il papa porco, viva l’Italia, viva Garibaldi, morte al papa, morte ai preti!». Dopo gli insulti, iniziarono a volare i sassi contro il feretro dell’ultimo papa-re. I più infervorati cercarono di raggiungere le spoglie del pontefice per buttarle nel Tevere; non ci riuscirono, fortunatamente, ma continuarono a disturbare la cerimonia intonando l’inno di Garibaldi o canzonacce volgari, fischiando, insultando, vociando fino all’arrivo nella basilica di San Lorenzo.
Centomila persone erano presenti in un corteo regolarmente autorizzato dalla questura; gli esagitati avrebbero avuto certamente la peggio, ma nessuno dei presenti cattolici arrivò allo scontro fisico: giaculatorie e rosari furono la risposta al livore dei nemici della Chiesa. Pio IX era morto il 7 febbraio 1878. Esattamente un mese prima, il 9 gennaio, era morto Vittorio Emanuele II. I due protagonisti dei loro giorni si spegnevano insieme, dando modo alla storia d’Italia di voltare decisamente pagina. Papa Mastai Ferretti aveva indicato quale luogo di sepoltura la basilica di San Lorenzo al Verano, ma la traslazione della salma poté avvenire soltanto nel luglio 1881. La cerimonia pubblica si svolse nella notte tra il 12 ed il 13 luglio: centomila persone recitarono il rosario: tante persone erano intervenute per rendere omaggio al papa che aveva segnato più di ogni altro la storia del suo secolo. Ma, in piazza Rusticucci, alcuni appartenenti ai circoli anticlericali iniziarono a sobillare la folla intonando canzoni irriverenti.
Era solo il primo atto: l’agguato al feretro era stato organizzato al ponte di Castel Sant’Angelo. Qui, i manifestanti erano molto più numerosi. Ci fu uno scontro con i soldati, ed il corteo passò; ma all’altra estremità del ponte altri dimostranti erano in agguato. Lanciarono sassi contro il feretro: uno di essi centrò il finestrino della carrozza di monsignor Sanminiatelli, che rischiò di rimaner ferito. Alcuni religiosi che si trovavano nel corteo furono oggetto di furti e minacce. Altri cantavano l’inno di Garibaldi, al quale i cattolici rispondevano con il Miserere. Era uno spettacolo da romanzo gotico, con demoniaci scalmanati che inveivano e facevano di tutto per assalire un feretro trasportato nottetempo, tra le salmodie cattoliche, alla luce di ceri, in un cielo nero come l’inferno.
Eppure, all’inizio del suo pontificato, Pio IX era stato salutato come il papa delle riforme; poi, quando egli comprese il pericolo rappresentato dai liberali e dalle sette segrete, divenne il papa della reazione. Questa immagine è stata solo parzialmente edulcorata dal passaggio dei secoli: ancora oggi, Pio IX è un papa divisivo, posto tra rivoluzione e contro-rivoluzione.
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