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14 novembre 1991

È l’addio al Partito Comunista,
finisce un’epoca alla Bolognina

Una data cruciale nella storia politica italiana dopo il crollo del Muro

È l’addio al Partito Comunista, finisce un’epoca alla Bolognina

È l’addio al Partito Comunista, finisce un’epoca alla Bolognina

Il 14 novembre 1991 segna una data cruciale nella storia politica italiana con la svolta della Bolognina, un evento che ha portato allo scioglimento del Partito Comunista Italiano (PCI). Questo momento significativo ha avuto profonde conseguenze sulla politica italiana, ridefinendo il panorama partitico e segnando la fine di un'era politica. Un’era che ha coperta quasi tutto il secolo, poiché il PCI era stato fondato a Livorno nel 1921. Tuttavia, con il crollo del blocco sovietico e l'evoluzione del panorama politico internazionale, il PCI si trovò di fronte a una serie di sfide e cambiamenti. La fine della Guerra Fredda aveva portato a una ridefinizione delle ideologie politiche; in Italia, nonostante la crisi dell’Urss, per la prima volta un socialista – Bettino Craxi – aveva ottenuto la presidenza del consiglio nel 1983. Alla guida del Partito Comunista, dopo la breve parentesi di Alessandro Natta, giunse nel 1988 il torinese Achille Occhetto. Quella che prende il nome di Svolta della Bolognina – che è uno dei quartieri di Bologna - fu il culmine di una serie di dibattiti interni al PCI, che avevano come obiettivo la trasformazione del partito per adattarlo alle nuove realtà politiche. Il segretario del PCI, il torinese Achille Occhetto, fu uno dei protagonisti di questo processo di cambiamento. Per Occhetto, era necessario «non continuare su vecchie strade, ma inventarne di nuove per unificare le forze di progresso». Egli, insieme ad altri esponenti del partito, riconobbe la necessità di abbandonare il marxismo-leninismo e di adottare una posizione più moderata. Il 14 novembre 1991, tre giorni dopo la caduta del Muro di Berlino, durante un congresso straordinario a Bologna, il PCI annunciò la sua trasformazione del PCI in un nuovo soggetto politico, il Partito Democratico della Sinistra (PDS). Questo segnò il definitivo abbandono dell'identità comunista del partito e rappresentò un tentativo di adattarsi alle nuove sfide politiche del momento. La svolta della Bolognina fu accolta con reazioni diverse. Taluni accolsero positivamente il cambiamento come un passo avanti verso la modernizzazione della sinistra italiana. Altri, tuttavia, furono critici, vedendo la svolta come una tradimento delle radici ideologiche del PCI, che dal 1921 rappresentava fieramente “il secondo partito comunista d’Europa” per numero di tesserati (ovviamente, dopo quello sovietico). Non a caso, la Svolta non fu accettata da circa un terzo dei militanti comunisti, che diedero vita a Rifondazione Comunista. Il Partito Democratico della Sinistra, successivamente confluito nel Partito Democratico (PD), ha continuato a essere una forza politica significativa in Italia; ma la svolta della Bolognina ha senza dubbio segnato la fine di un'era e l'inizio di una nuova fase, prodromo della fine della Prima Repubblica, che segnò la fine di tanti partiti e la nascita di una nuova fase della politica del nostro paese.

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