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Nella vita cantano i fatti

maneskin
Non so se sia vero che i Maneskin, il gruppo rock italiano che ha appena vinto l’Eurovision Song Contest 2021, abbiano fatto uso di coca durante la serata e francamente me ne frego. Il ‘polverone sulla polvere’ è nato dall’ambiente francese, la cui canzone è arrivata seconda. Ripicca? Invidia? Si è mosso addirittura il Ministro degli esteri Le Drian per chiedere che i Maneskin fossero eliminati. Tutto è stato messo a tacere dal test antidroga effettuato il giorno dopo da Damiano, il leader della band, e risultato negativo, ma mi fa sbellicare questo tentativo di infilare il politicamente corretto anche nel campo dell’arte, come se fosse sport. Non lo è. Non lo è mai stata, specie nei mondi della pittura, della musica e della letteratura. Gli artisti hanno sempre cercato ispirazione nelle droghe. Modigliani morì di assenzio. Negli ultimi 50 anni nel mondo del rock sono morti per alcool e droghe varie 66 musicisti di prima fascia, tra i quali Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Sid Vicious. Il 90% dei jazzisti si faceva pesantemente di eroina e coca. Charlie Parker, Miles Davis e Chet Baker ne sono morti. Ma il campo più… stupefacente (in ogni senso) è la letteratura. Si drogavano Shakespeare (marjuana), Hugo, Baudelaire, Balzac, Dumas, De Nerval, Rimbaud, Verlaine, Mallarmé (hashish e assenzio), D’Annunzio (coca e oppio), Freud e Junger (coca), Sartre (peyote), Bulgakov (crack). Anche donne come Elsa Morante (Lsd) e Louise Alcott (oppio). Molti di costoro ci hanno rimesso le penne. La salute quasi tutti. In cambio però ci hanno dato capolavori immortali. Fate voi. Ma non scandalizzatevi per i Maneskin.

collino@cronacaqui.it
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