Raffaele, poeta in tuta blu

Immaginatevi un Lino Ventura più vecchio e più basso, con folti capelli d’argento e due occhi azzurro-cielo. Ecco: lui è Raffaele da Eboli. Che fosse campano l’avevo capito dall’accento, mentre litigava con un tergicristallo che rifiutava di infilarsi nel perno. “Sì, so’ ccampano, vengo dalla patria delle mozzarelle di bufala”. E lì nasce un colloquio, mentre lui continua a trafficare col panno. La confidenza cresce. Finisce che, a sorpresa, mi recita “a’ livella”, la poesia di Totò, e a seguire un altro paio di poesie sue, inaspettatamente belle.

“Ma lei di che classe è?”– “del ‘48” –“Minchia! E a 73 anni che ci fa qui a sudare nell’autolavaggio invece di godersi la pensione?” –“Eh, signò, è che io dopo 40 anni di lavoro prima alle Ferriere Fiat e poi da autista d’autobus Gtt, proprio nun ce la faccio a stà co’ i mani immane. Abito qui di fronte, vede quella casetta con l’ulivo? e so’ amico d’o padrone, lo aiuto mentre ‘o garzone sta in ferie. Io in vacanza nun ce posso andà, tengo l’orto, e l’orto è comme nu figlio, nun se po’ abbandunà”.

Ha una figlia laureata al Dams. “Si faccia aiutare da lei a pubblicare le poesie. Amazon per 300 euro gliene stampa 100 libri, ce n’è abbastanza per parenti e amici. Mi dia retta. Anche io scrivo, ma di tutto quel che ho scritto il 90% è sul computer, fra un secolo non si saprà neanche come scaricarlo. Invece i libri no. I libri che ho scritto resteranno per secoli, subito leggibili da chi li prenderà in mano”.

Lo vedo incuriosito. Mi saluta con calore mentre me ne vado con la macchina linda. “Ma una copia – gli dico dal finestrino – la voglio anch’io, con dedica”. Con gli occhi che brillano sotto le rughe sudate, Raffaele sorride.

collino@cronacaqui.it