E c’era anche il ràfano

Basta! Non se ne può più del bombardamento mediatico sull’Ucraina. Non si può trovare alle 10 di mattina i tre canali Rai, i tre Mediaset e La7 di Cairo che parlano solo di quello. Io, fatto i doverosi accenni, cerco di variare parlandovi di mio nonno e dei capodanni, e oggi di bollito. Ne ho già scritto: è quello del mercoledì e della domenica al Ponte Barra. Al mercoledì ci sono i vecchi personaggi del Torino, giocatori e soci, ed è un piacere scambiarsi pareri sul torello d’oggi con gente come Cereser, Fossati, Comi, che giocarono in ben altri Tori. L’altro ieri si parlava di Nereo Rocco, e venivan fuori aneddoti spassosi come quello della biro che Caminiti, agli esordi in Tuttosport, mostrò al paròn dicendogli “badi a come mi tratta, perché io con questa posso distruggerla” e sentendosi rispondere “sa ‘ndove la pol infilarse quela penna?” Tralascio la battuta finale, che avrete intuito. O quando a Milano, uscendo dall’hotel prima di una partita con l’Inter, Rocco notò una cacca di cane sul marciapiede e costrinse tutta la squadra a pestarla “perché porta ben”. Per il paròn la squadra perfetta doveva avere “un portier che ‘l ciàpa tuto, un sassin da stòper, un diavolo davanti che la buta drento e oto che i còre come mussi”. E ancora “entrate duro nei contrasti, se poi prendete la palla ancora meglio”. Intanto il bollito arriva nei piatti caldi, la carezza dell’oste è nella barbera giusta servita senza doverla chiedere, e a capotavola il carrozziere Angelo Marello, l’uomo più generoso che abbia conosciuto. Naturalmente con Ennio “cassiëtta” Rovatti, anima storica dei soci e anfitrione delle tavolate. Gradito presente Bruno Gambarotta. Gradito assente, Putin.

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