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Non fiori dopo, ma baci prima

adult hands key to child

Foto: @eelnosiva -Depositphotos

Quando si parla di eredità non “morali”, ci si riferisce ai beni mobili e immobili che morendo uno lascia, cioè a roba “monetizzabile” ed eventualmente divisibile. Ma molte altre cose lasciate da un morto possono essere monetizzabili. Una foto, ad esempio, scattata accanto a un personaggio famoso morente, o un suo autografo chiesto in extremis, possono valere fortune. Anche il solo fatto d’aver lavorato per un Vip può essere monetizzato: pensate al memoriale del maggiordomo di Lady Diana. La conoscenza dei segreti artigianali e la facoltà di diseredare i discendenti furono per millenni l’unica (concreta) polizza dei vecchi contro l’emarginazione. Oggi esistono la pubblica assistenza e la pensione, i legami affettivi si sono allentati, ma quella polizza funziona ancora. Non a caso intorno ai vegliardi si avverte spesso un’atmosfera di premurosità eccessiva, pelosa, interessata. Negli ospedali, nei cronicari e negli ospizi si vede gente equivoca (anche fra il personale) che, individuate le persone sole, cerca in tutti i modi di guadagnarne l’affetto, per farsi lasciar qualcosa. D’altra parte lo fanno da millenni i sacerdoti d’ogni credo, e oggi lo fanno anche molte Onlus; il cacciatore d’eredità è sempre esistito, è una figura classica della letteratura greca e romana. Più delle eredità “cacciate”, però, m’intristiscono quelle contestate. Le storie di fratelli che non si parlano più per un garage o un quadro. Tenere alla “roba” più che all’amore è uno degli sbagli più gravi che si possan fare. Sfuma, qui, il discorso sulle eredità e subentra quello dell’incompatibilità fra Dio (amore, dare) e Mammona (denaro, avere). Lo dice anche Gesù, non solo la ragioneria.

collino@cronacaqui.it
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