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Tocchi di famiglia

Laurea

Foto Depositphotos

Katia Bertoldi è una 36enne trentina che insegna Meccanica Applicata ad Harvard. Studia le figure tridimensionali complesse che servono a costruire composti biologici o a manipolare onde elettromagnetiche, processi fondamentali per gli apparecchi medici o i telefoni cellulari. Ha inventato una nuova elica che avrà importanti applicazioni nelle nanotecnologie. Per la sua attività di ricerca ha già ricevuto molti riconoscimenti scientifici internazionali e nel 2012 un finanziamento extra di 400mila euro dal governo Usa. Intervistata da un quotidiano milanese, alla domanda “tornerebbe in Italia, se potesse?” ha risposto tranquillamente di no: “qui in America, appena arrivata, mi hanno messo a disposizione un gruppo di lavoro e i finanziamenti necessari. In Italia, nella migliore delle ipotesi, avrei portato per anni la borsa a qualche barone universitario”. Verità sacrosanta, questa, nota da sempre, per la quale non si fa nulla. La ricerca universitaria in Italia ha già di per sé finanziamenti ridicoli (siamo in coda alle classifiche mondiali per produzione di brevetti) eppure il timone della nave accademica continua ad essere in mano alla mafia dei professori nepotisti e della massoneria. Ogni tanto qualcuno si ribella, e magari riesce a far ripetere un concorso (con spreco di soldi pubblici) dopo essere arrivato tra mille rinvii e opposizioni fino all’ultimo livello di giudizio, ma non ne cava niente. Resterà per tutta la vita un reietto, tenuto ancor più ai margini per aver osato sfidare il sistema. D’altra parte non poteva aspettarsi altro da una magistratura governata dal metodo Palamara. Tout se tient. E i nostri migliori cervelli vanno all’estero.

collino@cronacaqui.it
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