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L’ultimo chicchirichì

belotti toro gn 2022
L’ho capito venerdì sera, quando ho visto Belotti uscire verso la fine del secondo tempo e ho detto a mia moglie: “Guarda, forse è l’ultima volta che lo vedi con la maglia del Toro ”, e lei mi ha detto che avevo gli occhi lucidi. Non volevo, giuro che non volevo innamorarmi di un giocatore. Alla mia età, poi, io che da giornalista sportivo ho conosciuto da vicino generazioni di giocatori del Toro!

Sono quasi tutti uguali, i calciatori, come gli avvocati, come quelli che fanno un lavoro assorbente. Era già difficile che si legassero a una maglia 50 anni fa, figurati oggi. Eppure quando è esploso nel mio cuore Andrea Belotti detto il gallo ci ho sperato, lo confesso. Dopotutto – mi dicevo – è già successo in qualche squadra, Totti alla Roma, Maldini al Milan, Boniperti alla Juve

E mi sentivo come quegli innamorati che non riescono a capacitarsi che la loro donna, che vedono meravigliosa, sia innamorata di loro. “Di me? Proprio di me, una così, che potrebbe avere ben di meglio?” Con Belotti lo stesso: cosa poteva offrirgli il Toro oltre a un passato glorioso, ma sempre più cristallizzato nella retorica? Soldi no, altrove prenderebbe almeno il doppio. Società neanche, non abbiamo neanche una sede sociale decorosa, un centro come Milanello o Trigoria.

Pubblico non ne parliamo, siamo rimasti in pochi e per giunta narcisi, spocchiosi, incontentabili, litigiosi, maneschi, incapaci persino di tener fuori la mafia dalla curva. Cosa può attrarre il gallo? E più pensavo “niente”più mi innamoravo. Come diceva Nina, la zingara madre di Corto Maltese, “quando gli adulti entrano nel mondo delle favole, non riescono più a uscirne”. Tutto passa, Andrea. È stato bello, ma proprio tanto, guardare la tua faccia onesta prendere botte da orbi e sudare col sorriso negli occhi. Grazie per avermi fatto tornare bambino.

collino@cronacaqui.it
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