La mosca

Bella tramviera. Ti ho vista dietro il vetro del tuo verde tram, il 16 lungo, che rimesso in servizio lustra fiero i binari come 60 anni fa, quand’era nuovo. Poi eran diventati gialli, bus e tram, poi grigi e blu, e poi erano quasi spariti, ma in cambio su certe linee erano arrivati quei carrozzoni longh come ‘l trenin ëd Gassu tutti coperti di pubblicità, compresi vetri e tetto. Ma alcuni vecchi tram verdi degli anni ’50 e ’60 sonnecchiavano ancora nei depositi.

Una volta i vecchi tram, prima di essere rottamati, facevano ancora servizio all’uscita della Fiat e alle partite: ve le ricordate le lunghe code di tram in attesa davanti a Mirafiori o accanto allo stadio Comunale? Adesso c’è ancora Mirafiori, ma non ci sono più operai. Anche lo stadio fascista ha cambiato nome, da Mussolini a Grande Torino, ma non ci sono più tifosi a piedi. Bella tramviera, le sapevi tu queste cose? Guidavi calma, bruna, bella come non ci si aspetta da una conducente di tram, anzi, non ci si aspetta neanche una conducente, in genere sono maschi.

Chissà che sensazione si prova a guidare il 16 lungo, duro e sferragliante come un tempo (gli ultimi sono fruscianti e molleggiati). E invece tu clang clang, anzi, tin tin come quand’ero gagno io e prendevo il 16 davanti a casa in Piazza Bernini per andare al Valentino, e al capolinea di Piazza Sabotino il tramviere e il controllore a calavo ‘n tèra a fumesse ‘na pàja mentre le batterie si ricaricavano zaga zaga zaga.

Bella tramviera, il mio sguardo vagava sulla folla colorata di Porta Pila posandosi distrattamente qua e là come una mosca fuori stagione, finché è capitato su di te, ed è rimasto incollato al tuo visino. Rendimelo, per favore. Ormai ti porto in cuore.

collino@cronacaqui.it